ovvero il Chianti Rufina

L’Osteria le Terme di Massaciuccoli è ormai diventato un ambiente “cult” dove mangiare, bere e “bere bene”. A dirla tutta questo locale ricopre il ruolo di classica eccezione che conferma la regola. Il suo patron Stefano Bergamini è riuscito nell’intento di “elevare” l’Osteria a divenire l’indirizzo più raccomandabile per bere un ottimo bicchiere anche se ubicata in un paesino seminascosto e non facile da raggiungere per la segnaletica approssimativa. E pensare che Massaciuccoli ha una storia radicata nel tempo e le Terme Romane in riva al Lago ne sono la testimonianza. Il nostro Bel Paese è pieno di rarità nascoste.

Con alle spalle esperienze a non finire, Stefano organizza all’Osteria cene degustazioni coinvolgendo Aziende vinicole che rappresentano al meglio la classe, i territori e le tradizioni.

È  accaduto anche alcune sere fa con ospite la Fattoria di Selvapiana, una delle realtà che interpreta il territorio pedemontano della Rufina in maniera unica, esclusiva, incomparabile.

Situata alle pendici degli ultimi contrafforti dell’Appennino risulta influenzata profondamente da un microclima che porta le uve a maturare lentamente e riuscire così a raggiungere quell’equilibrio di tutte le componenti per dare vini eleganti, piacevoli e pregevoli. I vigneti, i cui termini risalgono ai vecchi poderi di epoca mezzadrile, danno il nome a vini di grande spessore e piacevolezza come “Bucerchiale” e “Fornace”.

Provando a sintetizzare una esplorazione del territorio vitato di circa 60 ettari ci troviamo nella perfetta orbita del miglior Rufina con particolare riferimento alla già citata parcella “Bucerchiale” risultante di estremo interesse e di maggior risalto per la sua complessa natura dei suoli molto importanti per armonizzare al meglio il Sangiovese e non solo.

Ben undici campioni, di diverse vendemmie, a rappresentare al meglio l’autenticità stilistica. Ho scelto sette assaggi, trei Chianti Rufina e quattro Chianti Rufina Riserva “vigneto Bucerchiale” inseriti in due verticali,  che hanno voluto interpretare lo spirito della serata enunciata come “ Selvapiana e i suoi grandi vini da invecchiamento”.

Chianti Rufina

Chianti Rufina 2013. Un bel bere anche se, giudizio unanime, questa vendemmia darà il meglio di sé con un affinamento ulteriore di due/tre anni. Rosso rubino chiantigiano, ha ruotato con eleganza nel calice rilasciando glicerine a non finire. Al naso l’apporto olfattivo si è dispiegato nel susseguire dei secondari e terziari con toni dei frutti rossi di bosco, violette, erbe aromatiche. Al palato il sorso è risultato semplicemente buono con netti ritorni olfattivi. Voto Fattoria Selvapiana

Chianti Rufina 2010. Magistralmente maturo. Il Rufina che ti aspetti nella sua semplicità aggraziato da un’ottima vendemmia. Naso ricco e complesso e tutt’uno con la risultante del gustativo. Equilibrato con buona persistenza per “un semplice Chianti”. Voto Fattoria Selvapiana

Chianti Rufina 1993. Quanto “sano” discutere intorno a questo “vecchio”. C’ha messo non poco ad aprirsi all’olfatto ma il suo colore ancora lontano dall’aranciato ha permesso di “pazientare”. Nella sua tipicità e appartenenza ha fatto capire quanto un “semplice” Chianti Rufina possa invecchiare. Voto Fattoria Selvapiana

Chianti Rufina Riserva “vigneto Bucerchiale”

Chianti Rufina Riserva vigneto Bucerchiale 2011. Un po’ troppo giovane. Ha bisogno di maggior affinamento. Comunque una riserva dal futuro roseo. Voto Fattoria Selvapiana

Chianti Rufina Riserva vigneto Bucerchiale 2009. Superpremiato dalle Guide a tre anni dalla sua uscita, dopo sei anni riesce a coniugare l’espressività del territorio senza però raggiungere quei traguardi sperati. Voto Fattoria Selvapiana

Chianti Rufina Riserva vigneto Bucerchiale 2004. Penso che il campione che mi è stato sottoposto all’assaggio fosse di provenienza da bottiglia non ben tappata. Forti ossidazioni a soli 11 anni di vita  non sono ammesse per un vino preparato a durare nel tempo. Senza voto

Chianti Rufina Riserva vigneto Bucerchiale 1980. Parto dalle conclusioni: GRAN BEL VINO!!! Ha fattochiacchierare molto per i profumi evoluti dalla sua longevità. Apprezzabile da chi ama e capisce le “vecchie annate”. Determinazione e impazienza espressa già al primo sguardo. Ancora compatto nella “trama” colorante, rotea nel calice come “un giovanetto in corsa”. Al naso le dolci ossidazioni (tanto amate dai francesi) aprono al manto composto e complesso di frutti di bosco, amarene, viole mammole in un caldo abbraccio con i terziari avanzati. In bocca ancora equilibrato con una inaspettata “forza” acida e un tannino finissimo, impercettibile. Amalgama perfetta e nessun cedimento. 35 anni portati benissimo.Voto Fattoria Selvapiana e chapeau!

Sono mancate le vendemmie più rappresentative 1999, 2001, 2006, 2007, 2012. Forse con quell’assaggi sarei qui a raccontare un’altra storia.

Comunque è stata, senza alcun dubbio, una degustazione capace di sfidare i detrattori di questa parte del Chianti che vorrebbero relegarla a secondaria o di serie B senza capire che il territorio è totalmente diverso.Vero che le bottiglie memorabili sono qui piuttosto rare, ma una misurata e diffusa eccellenza eleva tutta la Rufina al grado di comprimaria nel molteplice universo del Chianti e la fattoria Selvapiana contribuisce alla leggendaria convivenza chiantigiana.

Urano Cupisti