… attraverso le cinque migliori etichette assaggiate ai banchi dell’evento bolognese di fine novembre
Si fa presto a dire sangiovese di Romagna. Le differenze d’interpretazione sono abissali, così come vasta è la zona di produzione e radicalmente diverso il suolo ove si coltiva questa varietà condivisa con la vicina Toscana. Il nuovo disciplinare, attivo dalla vendemmia 2011, ha provato a mettere un po’ d’ordine nella denominazione attraverso l’introduzione di una dozzina di sottozone particolarmente vocate. Se sarà l’effettiva svolta nel dividere il sangiovese romagnolo di rapido e facile consumo da quello atto all’invecchiamento ed alle tavole più nobili ce lo diranno col tempo i mercati ed i consumatori.
Per il momento questa la cinquina dei migliori assaggi personali ad Enologica, la kermesse regionale del vino svoltasi a Bologna dal 23 al 25 Novembre scorso ove la Romagna era presente a ranghi compatti.
1 – Sangiovese di Romagna Superiore Vigna del Generale Riserva 2010 – Casetto dei Mandorli (Predappio)
C’era una volta. C’era una volta un Generale d’Armata, amico d’infanzia del nonno di Alessandro Nicolucci, l’attuale generazione a menar le danze della piccola azienda sulle alte colline di Predappio. Un sangiovese nobile, elegante, saporito, di grande finezza tannica e ottimo slancio. Un grande sangiovese, a prescindere, anche se l’annata (la 2010) certo non è delle più propizie.
2 – Sangiovese di Romagna Superiore Monte Brullo Riserva 2009 – Costa Archi (Castel Bolognese)
Una terra particolare; un’argilla-calcarea rosso intenso buona per far mattoni e, a giudicare dalle bottiglie di Gabriele Succi, a produrre un sangiovese di stampo tradizionale. Il colore è delicato, il naso ha note fruttate dolci e suadenti accompagnate da sentori terrosi. La bocca è sapida, profonda, per alcuni tratti austera. In ceca si potrebbe confondere (ed è un pregio) con un ottimo Brunello di Montalcino.
3 – Sangiovese di Romagna Superiore Vigna 1922 Riserva – San Martino (Modigliana)
Una manciata di bottiglie nate per caso. Risorte da un bosco che si era inghiottito una vigna del 1922 (da cui il nome), piantata ad alberello, riportata a nuova vita con un po’ d’incoscienza da Maurizio Costa con l’ausilio di Francesco Bordini, enologo superstar della zona. Un sangiovese di classe, affilato e vibrante, con eleganti note speziate e di erbe aromatiche. Tannini setosi.
4 – Sangiovese di Romagna Superiore “7” Riserva 2007 – Calonga (Forli)
Racconta Matteo Baravelli di alcuni legni che nel 2007 contenevano un sangiovese effettivamente “superiore” alla media, tale da meritarsi una voce solista. Nasce così questo piccolo capolavoro a cui difetta solo la risicata tiratura di 2000 pezzi. Il legno è gentile, il frutto pieno e polposo, il tannino ricco e di perfetto ordine. Il corpo è possente ma tutt’altro che impacciato e fine a se stesso.
5 – Sangiovese di Romagna I Probi di Papiano Riserva 2010
C’è un po’ di Toscana in questa tenuta, condotta oggi dalla famiglia Bordini e presidiata da un’antica torre d’avvistamento ai confini delle terre che furono della signoria dei Medici. Un luogo d’elezione per un sangiovese d’altura che per certi versi echeggia le zone più fresche del Chianti Classico. Ne è riprova i Probi, vino snello ma certo non magro, imperniato su acidità e finezza, a cui giova un tessuto tannico di buona maturità e saggia estrazione.
Daniele Bartolozzi