L’Associazione dei vignaioli psicopatici

Quinta edizione di Eccopinò, l’incontro annuale di alcuni vignaioli produttori di Pinot Nero dell’Appennino Toscano, che di anno in anno si ritrovano in una location diversa a testimoniare l’essenza della loro “fede”: il terroir.

Dopo Borgo San Lorenzo, nell’alto Mugello, è stata la volta di Scarperia sempre in Mugello per poi approdare in Casentino a Poppi. Successivamente è stata la volta di Lucca ed infine la valle del fiume Magra, la Lunigiana, più precisamente nella frazione di Terrarossa nel Comune di Licciana Nardi (Ms). Un evento itinerante là nelle terre dove troviamo le aziende dei magnifici sette, tanti sono i vignaioli che fanno parte dell’Associazione Vignaioli di Pinot Nero dell’Appennino Toscano.

Qualcuno li definì dei “pazzi” al loro primo incontro. Nell’ultimo sono stati qualificati “psicopatici”.

Una definizione un po’ forte se ci fermiamo alla prima immagine che ci viene in mente della esplicitazione. Diventa accettabile e significativa se consideriamo gli atteggiamenti  della caparbietà delle loro scelte come seducenti ed ammalianti nel raggiungimento del loro scopo.  Ovvero persone che non vogliono  mettersi nei panni degli altri,  che non hanno rimorsi.

Solo con questa osservazione  anche vignaioli psicopatici può essere accettato per comprendere, cogliere, intuire quanto da loro costruito.

A far visita al gruppo degli psicopatici, quest’anno è sceso dal suo rifugio di Pavana sull’Appennino, il cantautore nonché scrittore Francesco Guccini. Una presenza a ricordare ed evocare personaggi ed episodi della montagna tosco-emiliana, quella parte dell’Appennino povero che ritroviamo nei testi delle sue canzoni.

È stato Cipriano Barsanti, uno dei vignaioli, l’attuale Presidente in carica, ad aprire l’evento ricordando che dall’edizione 2017 al centro di questi avvenimenti è stato posto il terroir, parola magica dai numerosi significati. Terroir come racconto, narrazione, stile di vita.

“Senza sapere l’uno dell’altro, tutti abbiamo scelto il Pinot Nero, il più fighetto dei vitigni. È stato l’Appennino con il suo clima e i suoi suoli a suggerircelo.”

E poi a seguire tutti i vignaioli a raccontarsi.

Casteldelpiano  Licciana Nardi (Lunigiana)

Sabina Ruffaldi e Andrea Ghigliazza. Fuggiti da Milano per approdare in Lunigiana dove hanno acquistato i ruderi di un castello dei Malaspina, su una sponda del torrente Taverone. Qui hanno piantato una vigna con varietà locali e internazionali. Il loro pinot nero si chiama Melampo, il cane di Pinocchio. Biologici, producono anche olio e miele ed ospitano nell’agriturismo dentro il castello ristrutturato. Presentate tre vendemmie. Melampo 2010 Ottimo. Voto 89/100, Melampo 2012. Ottimo. Voto 89/100. Melampo 2013, Ottimo voto 88/100

Podere Concori  Gallicano (Garfagnana)

Gabriele Da Prato. Nipote dell’oste del Pascoli che aveva la bottega in riva al Serchio, ha lasciato il lavoro di ristoratore per dedicarsi anima e corpo al vino. Conduce la vigna in biodinamica, “scoperto” anni fa da Gino Veronelli per il suo lavoro sulle varietà autoctone. Le sue vigne sono parte su un altopiano e parte in ripida discesa presso il fiume. Lo scorso anno una simpatica tromba d’aria gli ha spazzato via la cantina. Pinot Nero 2013. Ottimo, Voyo 88/100

Macea  Borgo a Mozzano (Garfagnana – Media valle del Serchio)

Antonio e Cipriano Barsanti (detto Cipo). Antonio ha studiato flauto traverso a Parigi ed insegna musica, Cipriano, più piccolo, ha studiato enologia. Ma la vera risorsa dell’azienda è Maurino, dodicenne, figlio di Antonio, le cui gesta sono già leggenda. Anche la Macea è terra impervia,con vigne terrazzate in gestione biodinamica. Si narra che un facoltoso newyorkese all’arrivo in agriturismo arricciò il naso, ma al momento di andar via pianse dalla disperazione. Le sputacchiere sono bandite, qui il vino va bevuto. Macea 2014. Buono, Voto 86/100. Macea 2013. Ottimo Voto  87/100. Infine una “chicca”. La seconda vendemmia della storia di Macea una vera sorpresa da parte di Cipriano: Macea 2006. Ottimo Voto 89/100.

l Rio  Vicchio (Mugello)

Manuela Villimburgo e Paolo Cerrini, detto “il maestro”. Il primo del gruppo a piantare pinot nero quasi 25 anni fa. Lei giornalista con la voglia di fuggire dalla città, lui artigiano modellista orafo (un vero e proprio artista dalla mano finissima) oltreché promessa del ciclismo. Di grande inventiva: coltiva la vite con la “biforca mugellana” e molti suoi attrezzi in vigna e in cantina sono frutto del suo ingegno. Due ettari di vigna in due corpi distinti. Paolo ha presentato il nuovissimo Ventisei 2015. Un pinot nero che promette bene. Ottimo. Voto 88/100

Terre di Giotto  Vicchio (Mugello)

Michele Lorenzetti. Doppia laurea in biologia ed enologia, consulente di biodinamica per vigne e cantine di ogni parte d’Italia. La vigna, splendida, è intarsiata dentro i castagni dell’Appennino in luogo detto Gattaia (da cui il nome del pinot nero). Come alla Macea anche qui non c’è trattore, tutto viene svolto a mano con il metodo biodinamico. Il suo ultimo progetto prevede la coltivazione di una vecchia vigna e il coinvolgimento di piccoli vignaioli del Mugello per produrre assieme a loro una selezione particolare di etichette. Gattaia 2013. Ottimo Voto 87/100

Fattoria Il Lago  Dicomano (Mugello – Valdisieve)

Filippo Spagnoli. Proveniente da una famiglia di costruttori edili, prende un’altra strada dedicandosi alla grande fattoria che da piccolo ispezionava col nonno a bordo di un vecchio maggiolone. L’azienda più grande del gruppo sia in termini di superficie totale che di vigneto.Tutti i vecchi poderi sono stati ristrutturati per offrire un consistente numero di posti letto in agriturismo. Il lago è sede di gare di pesca sportiva. Altro stile per questa azienda vinicola proiettata  verso una dimensione superiore. Il Lago 2013, ancora in affinamento, Ottimo. Voto 88/100. Il Lago 2012. Ottimo, Voto 88/100. Il Lago 2010, Ottimo Voto 89/100. Il Lago 2008. Ottimo Voto 89/100

Podere della Civettaja  Pratovecchio Stia (Casentino)

Vincenzo Tommasi. Enologo, consulente per diverse aziende, cura la sua vigna come i parroci di campagna curano le anime. Sei anni fa si è preso la briga di andare a pescare uno per uno i vignaioli nelle loro valli per riunirli in una associazione, col sogno di coinvolgere altri ancora a fare della viticoltura una nuova risorsa per l’Appennino. Coltiva tre ettari di solo pinot nero, biologici. Pinot Nero 2014. Ottimo, Voto 88/100. Pinot Nero 2013. Ottimo Voto 88/100

Da queste brevi descrizioni se ne deducono, come qualcuno ha sottolineato, lampi di vera follia che vanno ad aggiungersi per la descrizione di psicopatici. “Dal musicista prestato alla campagna all’artigiano orafo o il chimico o la giornalista fuggiti dalle città, fino ad alcuni enologi professionisti che non hanno resistito alla tentazione di affiancare alle consulenze la creazione di una propria azienda vitivinicola”

Appuntamento all’edizione 2018. “Promettiamo di spiegarvelo facendoci aiutare da geologi, climatologi e tutti coloro che vorranno intervenire. Il terroir al centro di tutto!

Urano Cupisti