Racconto di un Tour nella Champagne, quella diversa. (1° Parte)
C’è un istante, tra il quindicesimo e il sedicesimo sorso di champagne, in cui ogni uomo è un aristocratico” (Amélie Nothomb).
È accaduto anche a noi, viaggiatori nella cultura della distinzione. Già, la distinzione. Elemento portante e importante per veri pasionari (Dolores Ibarruri ci perdonerà). Il nostro pensiero ideologico rivolto ad un Vino che ci accomuna nel suo vero segno di stile: UNICO.
«Il n’est champagne que de la Champagne» (Non c’è Champagne se non della Champagne). E allora via nella Champagne, alla scoperta di quelle zone che tanto hanno combattuto per essere inserite nella AOC. Siamo nel 1927 e finalmente la guerra dei vent’anni (tra i produttori di champagne) trova il suo compromesso con l’accettazione dell’AUBE come territorio integrato nella Grande Champagne.
Il nostro Tour ha inizio da qui, dalla Cote de Bar (Bar è un termine che indica sommità) con i suoi 63 comuni, circa 2.300 produttori che si dividono circa 7.000 ettari di territorio. Territorio marnoso, argilloso e calcareo simile alla zona dello Chablis relativamente vicina (un’ottantina di chilometri ad ovest) o come dicono nel Barséquanais attorno a Bar-sur-Seine che lo Chablis ha territori simili all’Aube rivendicandone la paternità. Area un po’ trascurata dai critici e di conseguenza dai consumatori. Ma ultimamente, grazie a produttori del calibro di Drappier e André Beaufort, s’impone al giudizio degli esperti, dei nasi sopraffini, con incontenibile forza e volontà. E in mezzo a loro spuntano realtà di piccoli recoltant come Nathalie Falmet e Gilbert Leseurre, due dei tantissimi bravi vigneron del Barsuraubois.
Arriviamo alla Maison Drappier nel minuscolo villaggio di Urville nel tardo pomeriggio quando il sole inizia la sua discesa e dona colori fiabeschi al paesaggio ondulato della Cote de Bar. Négociant-manipulant deve questa sua classificazione perché acquista uve un po’ dappertutto per i suoi blend riservando il Pinot Noir dell’Aube ai suoi millesimati e alla “Grande Sendrée”, la cuvée di prestigio della Maison prodotta in tiratura limitata. Questi gli champagne assaggiati:
Brut Carte d’Or. 75% Pinot Noir, 15% Chardonnay,10% Pinot Meunier. Il Brut sans année, il più venduto dalla Maison con la classica inconfondibile etichetta gialla. Sicuramente uno champagne semplice, di facile beva, rotondo e coerente con lo stile universale degli champagne definiti “base”. Voto
Brut Nature Pinot Noir dosage Zéro. Lo stile blanc de noirs è lodevole, con la carbonica fine e dotato di eleganza equilibrata. Un po’ duro con toni amari tutti del Pinot Noir coltivato da queste parti. Voto
Brut Quattuor. Prodotto per il 75% con «uve rare». Le uve rare, insieme a quelle definite fantasma, si trovano ancora da queste parti e rientrano a pieno titolo nel disciplinare di produzione rappresentando la tradizione territoriale dell’Aube. Chardonnay 25%, Arbanne 25%, Petit Meslier 25%, Blanc Vrai 25%. L’antica Aube nel calice. Bel palato, nitido, fresco e immediato per un prodotto di facilissima beva e ben equilibrato. Una rarità pregevole. Voto
Charles De Gaulle 80% Pinot Noir e 20% Chardonnay Preparato appositamente per il Generale da sempre grande cliente e bevitore di Drappier. Grande champagne, molto ben quadrato in bocca che sprigiona classe, eleganza e profondità. Voto
Brut Grande Sendrée Rosè 2006. 90% Pinot noir e 10% Chardonnay. Bel colore corallino arricchito da zampilli di carbonica che lo impreziosiscono alla vista. Naso intenso e fruttato con evidente traccia di leggera patisserie. Esuberante la componente di Pinot Noir che avvolge l’intero palato donando una personalità unica. Chapeau! Voto
Nathalie Falmet ci attende di fronte alla sua cantina relativamente giovane e l’interpretazione da dare ai suoi champagne la recepisci nella visita in una modernità voluta come esempio di continuità nella tradizione. I suoi champagne risultano “moderni”, fuori dagli schemi dell’Aube.
Nature, Pinot Noir 100% vendemmia 2011. Lo champagne d’ingresso ti stordisce. Capisci di trovarti di fronte un vino “diverso”, fuori dagli schemi e per questo notevole, meritevole. Uno di quelli che ti ricorderai nel tempo. Voto
Val Cornet. Pinot Nero 50% e Pinot Meunier 50%. Vendemmia 2010 con passaggio del 40% in tonneaux. Piace immediatamente per la sua diversità. E capisci come l’Aube sia diverso. L’aerazione gli conferisce maggior finezza. La freschezza in punta sembra seguire i moduli tondeggianti del territorio. Impressiona la lunghezza. Voto
Gilbert Lesseurre ha una produzione maggiore di Nathalie Falmet e segue una linea più tradizionale privilegiando l’espressione produttiva più classica. Champagne che puntano ad esprimere il Pinot Noir dell’Aube nella sua vera essenza.
Prestige 2012. Pinot Noir 70%, Chardonnay 30%. Colpisce il fruttato aggraziato, la sua verve acida e la mineralità composta. Finale lungo e luminoso che lo arricchiscono. Voto
Millesime 2008. Pinot Noir 80% e Chardonnay 20%. Lo champagne classico della Cote de Bar di cui ti innamori. Il naso si schiude gradualmente sull’eleganza della sua complessità olfattiva. In bocca il perlage è fine con sapidità e persistenza coerenti. Piacente, avvenente. Voto meritatissimo
La notte ormai ci ha colto negli assaggi senza accorgersene!
Mentre il nostro minivan, già abbastanza carico, percorre le stradine di campagna della Cote de Bar, ripenso a quanto detto da Francis Scott Fitzgerald “Eccedere con qualunque cosa è sbagliato, eccedere con lo champagne è semplicemente giusto”!!!
Urano Cupisti