Quando si pensa ai grandi bianchi del mondo il pensiero corre subito ai grandi chardonnay della Côte de Beaune; tra questi, la qualità ed il territorio si esprimono ai massimi livelli nei vini del Domaine Leflaive di Puligny-Montrachet. L’occasione rara per averne un quadro significativo il 16 maggio 2012 l’ha fornita Claudio Corrieri, al Ristorante In Vernice di Livorno, che non è nuovo ad organizzare serate di degustazione di vini di “mostri sacri”: la sua passione, la sua competenza, la sua cultura del vino, emergono sempre, ed ancora di più quando si parla di Borgogna, che ha nel cuore e conosce come pochi.

Il Domaine Leflaive è uno dei produttori storici di Puligny-Montrachet: si ha traccia di un Marc Le Flayve come presente a Cissey vicino a Beaune nel 1580, ma è nel 1717 che Claude Leflaive si installa a Puligny; la vera fondazione del Domaine attuale avviene nel 1920, quando Joseph Leflaive decide di vinificare e commercializzare in proprio i vini dai vigneti prestigiosi della famiglia, che fino ad allora erano prodotti da negociants. e soprattutto reimpianta le vigne dopo la fillossera, selezionando insieme a Francois Virot i portainnesti migliori per ciascun climat.

Alla morte di Joseph i quattro figli riescono a mantenere l’unità del Domaine, portandolo a livelli di eccellenza e grande rinomanza; nei primi anni ’80 si realizza una cogestione tra Jo (Joseph), sostituito dal figlio Olivier nel 1986, e Vincent. Nel 1990 entra nel Consiglio di Gestione la figlia di quest’ultimo, Anne-Claude, che poi, dopo la morte del padre nel 1993, rimane da sola a condurre l’azienda, anche perché il cugino Olivier esce per dedicarsi alla propria impresa di negociant.

Anne-Claude Leflaive è una delle grandi donne del vino e della Borgogna: con la collaborazione di Pierre Morey prima e poi di Eric Remy, imprime un’accelerazione decisa alla ricerca della qualità. In particolare, adotta senza compromessi la conduzione biodinamica delle vigne, fino a fondare a Puligny-Montrachet la Ecole du Vin et Des Terroirs per divulgare ed insegnare l’amore per la natura applicato alla vite e al vino.

Il Domaine possiede parcelle in tutto il Comune di Puligny-Montrachet, nella denominazione Village, nei premier crus Clavoillon, Les Folatières, Les Combettes, Les Pucelles, e, soprattutto, nei Grand Crus Batard-Montrachet (4 parcelle per 1,91 ha), Bienvenues-Batard-Montrachet (1,15 ha), Chevalier-Montrachet (2 ha); la perla è infine un piccola porzione di 0,08 ha del mitico Montrachet, da cui provengono circa 400 bottiglie, normalmente da una botte di 310 litri appositamente prodotta a questo scopo per il Domaine (la piéce borgognona sarebbe piccola, ma due sarebbero troppe).

Dagli assaggi sono emerse note comuni, unificanti, per i vini del Domaine Leflaive: senz’altro la netta mineralità, con sensazioni quasi saline, marine, al naso e al gusto, è ciò che colpisce in tutti i vini; inoltre, si sente in modo netto la grande lezione che la Borgogna dà al mondo del vino, per cui i prodotti debbono diversificarsi per il loro diverso terroir di provenienza, per esaltare le caratteristiche che la natura ha creato nei suoli, nei microclimi e nelle esposizioni. E poi, assaggiando, passando da un vino all’altro, oltre alle percepibili diversità, è un crescendo di sensazioni, di intensità, di ricchezza. E di godimento.

 

1) Macon-Verzè 2008

Note di miele, sensazioni minerali, camomilla, un po’ dolce, qualche agrume; in bocca è rotondo, ha buona acidità a creare equilibrio, c’è sapidità, non è lungo, ma pulito e piacevole.

Proviene da 9 ha di vigneto nell’AOC Macon-Verzè, acquistati nel 2004, con un’età dei ceppi di circa vent’anni, con lo scopo di produrre uno chardonnay fine e più accessibile rispetto ai Puligny-Montrachet.

 

2) Bourgogne 2007

Non è facile né consueto trovare un regional ad alti livelli. All’olfatto emergono erbette aromatiche, roccia, fiori bianchi; la bocca è sapidissima, con corpo ben presente e grande equilibrio nonostante un leggerissimo alcol nel finale, piuttosto lungo.

Le uve provengono da due lieux-dits a ridosso della AOC Puligny-Montrachet ed al confine con il territorio di Chassagne-Montrachet a Sud: Les Houliéres, piantato nel 1979 e 1982, e Les Parties, del 1998, 1999 e 2003, per un totale di 3,24 ha.

 

3) Puligny-Montrachet 2007

Il cambio di marcia è subito evidente, cresce l’intensità olfattiva, con netta mineralità, quasi marina, fiori bianchi netti (gelsomino), leggera nocciolina. In bocca è teso, freschissimo, con bella sapidità, armonia e grande pulizia finale: abbastanza lungo, con eccellente bevibilità, un grande village, ancora giovane. Colpisce che per tutta la serata non abbia alcun cedimento di intensità olfattiva. Tutta la tipicità di Puligny-Montrachet è nel bicchiere.

Proviene dall’assemblaggio di 7 parcelle del Comune di Puligny-Montrachet, per un totale di 4,64 ha: Les Brelances piantata nel 1966 e 2003, e Les Grands Champs, piantata nel 1990, entrambi a confine con il Premier Cru Clavoillon; Les Nosroyers, del 1967; Les Reuchaux, nel 1989, il più ad Est verso la Route National; La Rue Aux Vaches, nel 1963; Les Tremblots, nel 1955, 1970, 1972, 1979 e 1982, e Les Houliérs nel 1990, entrambi a confine con Chassagne-Montrachet a Sud.

 

4) Puligny-Montrachet 1er Cru Clavoillon 2007

Cresce la complessità olfattiva, è intrigante, finissimo, con fiori bianchi, lavanda, erbe aromatiche, netta mineralità, iodata; poi escono scorza d’agrume e sentori balsamici freschi, finocchietto, anice. In bocca è tagliente, quasi salato, profondo ed elegante, con notevole corpo, finale di perfetta pulizia ed integrazione, lungo ed invitante.

Da una grande parcella di 4,70 ha nel 1er Cru Clavoillon, l’85% dell’intera sua superficie. I ceppi sono stati piantati negli anni 1959, 1960, 1962, 1972, 1973, 1981, 1983 e 1988. Fermentazione in botti di rovere nuove per il 22%; affinamento nelle stesse botti per 12 mesi e in contenitore d’acciaio per 6 mesi.

 

5) Puligny-Montrachet 1er Cru Les Folatières 2006

Colore più carico, con sfumature dorate; naso in continua evoluzione, sfaccettato e complesso, con note terrose e rocciose, fiori gialli, frutta matura, leggero miele, sentori agrumati e balsamici. In bocca colpisce per la grande materia e la morbidezza, grasso e quasi “dolce” all’attacco, ma con tanta sapidità in contrasto; è potente e fresco, ricco, profondo, senza cedimenti; il finale è lunghissimo, con leggerissimo amaro, un po’ d’alcol e tostatura, non spiacevoli. Con questa struttura ed acidità ha ancora tanta vita davanti a sé.

Proviene da tre parcelle all’interno del climat 1er Cru, piuttosto ampio, Les Folatières, piantate nel 1983, nel 1962, e nel 1969 e 1999, per un totale di 1,26 ha.

 

Dinnanzi a questi vini, pensando ai Grand Crus del Domaine, non resta che sognare ed immaginare.

Davide Amadei