Lo Chenin Blanc au feminin pluriel (femminile plurale)

Sembra impossibile ma, in questo caso, sono stati i vitigni a scegliere quello che hanno ritenuto “il loro posto ideale”.

Parlo della grande e lunga Vallée de la Loire che, dal punto di vista vitivinicolo, percorre in parallelo la Francia, da Sancerre a Nantes, creando quel  naturale confine tra Nord e Centro-Sud.

Sembra impossibile ma vero. I “cépages” (vitigni) hanno scelto il loro “terroir” creando vere e proprie Zone ben marcate dove crescere e produrre.

Il Sauvignon Blanc a Sancerre e Pouilly-Fumé, il Cabernet Franc nella Touraine, Lo Chenin Blanc ad Anjou-Saumur e il Melon de Bourgogne (Muscadet) nei Pays Nantais.

Questo non vuol dire che non vi siano presenti altri vitigni come il Gamay, Chardonnay, Pinot noir, Grolleau. Certamente i territori sopra citati si identificano con il proprio vitigno di riferimento.

L’area intorno alla città di Angers racchiude una enclave, Savennières, che negli ultimi decenni è diventato il territorio che esprime il miglior Chenin Blanc.

Ho potuto constatare di persona la sua eleganza e complessità nella visita al Domaine aux Moines, lo Chenin Blanc al femminile plurale. Plurale perché sono madre e figlia a condurre l’azienda. Monique Laroche, la madre, dedita all’amministrazione e Tessa, la figlia, enologa e vera anima gerente.

Storia antica quella del Domaine aux Moines. Appartenuto ai Monaci dell’Abbazia di Saint-Nicolas d’Angers ha conosciuto diversi proprietari compreso Herr Benz (quello della Mercedes) fino al 1981 quando fu acquistato dalla famiglia attuale: Laroche.

Un terroir particolare posizionato a nord del fiume con terreni scistosi con presenze di fossili lavici. Quest’ultimi accumulano calore di giorno restituendolo di notte evitando il rallentamento durante la maturazione.

La vigna migliore, maggiormente vocata per lo Chenin Blanc, scende lungo la collina beneficiando l’influenza della Loira.

“Stiamo facendo del nostro meglio per dare ai nostri vini quella tipicità che deve rappresentare la nostra firma. Dal 2009 siamo in conversione biologica”.

Gli assaggi sono avvenuti direttamente in cantina, utilizzando le barrique come tavoli. Tessa mi ha fatto assaggiare ben nove Chenin Blanc diversi provenienti da piccole particelle di vigna.

Ne riporto tre, i più interessanti e significativi.

Le Berceau de Fées 2016. Chenin Blanc 100%. Considerato il vino base mi ha preparato agli assaggi successivi. Bella espressione con i suoi profumi agrumati, fiori bianchi, con una mineralità ben marcata. Buono, voto 87/100

Domaine aux Moines 2015. Chenin Blanc 100%. Il vino rappresentativo dell’intera gamma. Tutto succo e freschezza (2015) testimonianza efficace del terroir. Il sorso è meglio di ogni spiegazione. Ottimo, voto 89/100

Domaine aux Moines 1998. Chenin Blanc 100%. Come invecchiare un vino e mantenerne tutta la complessità. Sono rimasto incantato dalla sua intensità aromatica, dalla eleganza e dalla lunga persistenza. Quasi vent’anni per questo “grande Chenin Blanc”. Eccellente, voto 94/100

Stando alla letteratura critica di riferimento nel Savennieres esisterebbe solo una “denotazione”: la Coulée de Serrant”.

Vi invito a fermarvi alla “porta accanto”, le Domaine aux Moines. Non resterete delusi. Chapeau!

Urano Cupisti