Primo Maggio in Borgogna. Non ho preso ne aereo, ne treno, auto per arrivarci. Ho sceso le scale di casa, sono entrato in cantina con 2 calici Riedel Sommelier. Uno specifico per il Pinot Noir, l’altro per lo Chardonnay. E lì ho festeggiato il mio Primo Maggio.

“La strada che porta in Borgogna è un viaggio nel mio intimo. Una strada che va dritta dentro il mio cuore, intreccia ricordi, passa attraverso pieghe e angoli dell’anima”. Così Camillo Favaro nell’introduzione al libro Vini e Terre di Borgogna. Così mi sono predisposto alla degustazione; intrecciare i miei ricordi con il nettare nei calici.

Chassagne-Montrachet

Pernand-Vergelesses

Tre chilometri da Aloxe-Corton verso nord, nella Côte d’Or. Fuori dalle rues touristiques, dove vai se conosci il territorio, i clos più particolari, dove acquisti vini senza svenarti, dove fai conoscenza con i veri vignerons, quelli che raccontano la vera storia della Borgogna.

Come Christine Dubreuil, quinta generazione subentrata al padre Bernard. Gesti antichi in vigna e in cantina dove la modernità entra con quella flemma e pazienza propria di queste genti.

Pernard-Vergelesses. L’assaggio

Di fronte a me un semplice appellation village 2017, uno di quei vini dal vibrante carattere territoriale fatto con uve provenienti dal Comune di Pernand-Vergelesses.

Le uve di Pinot Nero allevate su terreni rossastri, molto argillosi, poco profondi, tipici di questa parte settentrionale della Côte de Beaune. Selezionate manualmente e vinificate in tini di acciaio inox aperti. Dopo la macerazione a freddo leggere follature durante tutto il periodo della fermentazione. Vengono regolate solo le temperature, con l’obiettivo di preservare e rispettare il terroir. A seguire l’affinamento in botti di rovere con una diversa proporzione di botti nuove. Dopo un periodo dai 12 ai 18 mesi segue l’imbottigliamento.

L’assaggio. Soffice, fruttato, attraente con un profilo vicinissimo agli standard interpretativi delle migliori appellation dei singoli vigneti di qualità superiore. Amarene, lamponi, ribes e speziature leggere. Al palato la rusticità tannica attesa perde ogni rigidezza sfoderando grinta e tensione. Tutto quello che di meglio può offrire un village. Eccellente, 92/100

Chassagne-Montrachet

L’eleganza dei bianchi è di casa anche se i vicini Puligny tradizionalmente riscuotono un successo più eclatante e i prezzi, a volte, inavvicinabili per i comuni mortali. Ma una attenta ricerca può portare ad immagini senza tempo con valori di assoluta eccellenza.

Chassagne-Montrachet. L’assaggio

Suoli dolomitici con strati di marne rossastre che garantiscono un buon drenaggio, con una quota preziosa di calcare attivo.

Come l’Appellation Chassagne-Montrachet Controlée di fronte a me, un village fatto con uve del piccolo Comune nella parte meridionale della Côte de Beaune. Vini ritenuti audaci, con un fruttato molto esotico. Invecchiato dai 14 ai 16 mesi in botti di rovere con batonnage.

L’assaggio. Dorato alla vista, all’olfatto regala intense note di melone, mimosa, burro di arachidi e chiare percezioni torrefatte. In bocca vanta struttura, simmetria e buona fusione fra gli elementi, con un finale fumè. Lo definirei semplicemente un bianco dal carattere gustativo ricco di energia che non molla la presa. Eccellente, voto 94/100

Un Primo Maggio particolare volto a riconoscere il “duro lavoro” che serve per produrre capolavori dell’arte enoica. Come non finire con le parole del poeta maledetto: ”So quanta pena, quanto sudore e quanto sole cocente servono, sulla collina ardente, per mettermi al mondo e donarmi l’anima”.

Il Primo Maggio l’ho festeggiato così.  Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il Primo Maggio 2021

(Il poeta maledetto è Charles Baudelaire e la poesia L’anima del Vino tratta dall’Opera Maggiore I fiori del male)