Assaggiare La Rocca 1994 di Pieropan è come essere in Borgogna…

È l’uomo che fa il vino (Leonildo Pieropan)

“Assaggiare La Rocca 1994 di Pieropan è come essere in Borgogna, nella sua parte meridionale dove incontriamo i Grandi Bianchi, quelli che, una volta assaggiati, non dimentichi mai!”. Così esordisce Mario Pojer (si proprio lui quel “trentino” del Merlino) chiamato dal Sig. Leonildo a dirigere la Degustazione di apertura del 4° Mercato dei Vignaioli Indipendenti (Fivi) a Piacenza. Un racconto di un’Italia vinicola che produce emozioni nella sua unicità.

“I riferimenti con i francesi, dicono i tanti soloni in giro nei convegni, non devono essere fatti. Ma quando mai! I riferimenti ai grandi maestri sempre”. Taglia corto Mario Pojer nel ribadire che nel bicchiere di “La Rocca” 1994, sembra di avere un Chassagne-Montrachet ed aggiungo che non sta affatto “bestemmiando” mentre Leonildo Pieropan, seduto accanto, lo osserva come di solito si comporta un Maestro nei confronti di un Allievo.

L’eccitazione e l’entusiasmo ti prende in progressione e nei sei calici, alla fine, trovi la consapevolezza della tradizione. Anche in quel 2003, tanto diverso in tutto, voluto nella degustazione da Leonildo Pieropan, per far capire annata, vendemmia, terroir.

Questi i sei campioni proposti. Le vendemmie le stesse, le tipologie differenti. Tre Soace Calvarino (70% di garganega e 30% di trebbiano di soave) solo cemento e tre La Rocca (garganega 100%) le cui fermentazioni avvengono in botti da 25 hl e l’affinamento di 12 mesi sulle fecce nobili in tonneaux da 500 lt.

  • Calvarino 1994. Un vino “verticale” dal colore paglierino-dorato brillante, molto consistente, dai profumi secondari che salgono al naso netti. Al palato, in un equilibrio perfetto, si esprime la vena fresco sapida con ritorni di pietra vulcanica. Lunga persistenza. Voto Dalla Borgogna… il Soave di Pieropan
  • La Rocca 1994. Uno spettacolo adagiato “dolcemente” nel calice. Il Borgogna che non ti aspetti. Colore oro brillante. Il naso orizzontalmente complesso con i terziari ancora in evoluzione. Chiudi gli occhi, ti concentri e respiri. Solo emozione, commozione ed eccitazione. Al palato, ancora con gli occhi chiusi, la rotondità di un “vecchio” Chassagne-Montrachet in una infinita persistenza. Apri gli occhi e leggi: La Rocca 1994 di Pieropan. Chapeau!!! Voto Dalla Borgogna… il Soave di Pieropan
  • Calvarino 2003. Il “diverso” in tutto e per tutto. Un colore marcato, un naso con forti evoluzioni dei secondari e un palato che assapora un blend “cotto”. Grazie Sig. Leonildo per questo momento “didattico” voto Dalla Borgogna… il Soave di Pieropan
  • La Rocca 2003. Il colore oro ambrato ti “scuote”. Dall’oro brillante del 1994 all’ambrato del 2003. Ovvero come la vendemmia abbia potuto consegnare “frutti già cotti” da vinificare. Mario Pojer l’ha accostato ad un bianco “siciliano”. Condivido.  Voto Dalla Borgogna… il Soave di Pieropan
  • Calvarino 2006. Qualcuno in sala ha parlato di Soave bambino. Niente affatto, nella sua tipicità di percorso in cantina è un Soave all’inizio di quel segmento “lunghissimo” che risponde al nome di “maturità” Tutti i componenti, dopo otto anni, si presentano “fatti” e questo millesimo percorrerà tanta strada per emozionare i fortunati assaggiatori, degustatori e bevitori. Chapeau! Voto Dalla Borgogna… il Soave di Pieropan
  • La Rocca 2006. Ci vuole coraggio a chiamarlo “vino in fasce”. Nel pourparler con il Sig. Leonildo, al termine della degustazione, abbiamo esclamato all’unisono:”averne tutti i giorni”. Bello, bello ,bello. Giallo oro lucente, consistenza che rilascia segni fitti di materia gliceride sul bevante. Al naso intensità diretta e complessità dei terziari nell’orizzontale. Al palato elegante, con morbidezze in perfetto equilibrio con la trama freco-sapida. Tannini gallici che avverti delicatamente con una persistenza aromatica di lunga intensità. Ritorni retrolfattivi di pietra vulcanica. Un vino “maturo”: una preannunciata “libidine sensoriale” nel tempo. Chapeau!!! Voto Dalla Borgogna… il Soave di Pieropan

La Fivi a Piacenza. 265 vignaioli che si sono incontrati per la quarta volta nella grande sala espositiva. Lo spirito è sempre quello “consolidato” di produrre vino che abbia qualcosa da raccontare. Donare una forte identità. Ed allora acconto a coloro che credono fortemente nel biologico e biodinamico trovi chi parte dalla consapevolezza che “il vino deve essere per prima cosa buono”.

Tutto questo è Fivi, è la Mostra Mercato dei Vignaioli Indipendenti. Giovane la Presidente Matilde Poggi, giovani l’ufficio stampa e gli addetti alla comunicazione (Laura, Michela, Luigi), giovani anche la maggioranza  dei vignaioli. Un successo di tutti.

Urano Cupisti