In una ripida collina che guarda la Loira, nel 1130 alcuni monaci cistercensi, che risiedevano in un piccolo monastero, impiantarono il vigneto di chenin blanc la Coulée de Serrant (AOC Coulée de Serrant) dove, per quasi 900 anni si sono succedute vendemmie ininterrotte.

Il vigneto è coltivato ancora oggi in parte a mano e in parte a cavallo proprio a causa dei ripidi pendii caratteristici di quella zona. Il Serrant celebrato da Luigi XI e Luigi XIV come uno dei migliori vini bianchi francesi è considerato da sempre un prodotto raro ed unico.

Nicolas Joly, un uomo che rappresenta un’icona della viticoltura odierna francese, è il proprietario della tenuta, frutto del suo grande impegno, dei suoi metodi rivoluzionari per la vinificazione di questo vitigno e pioniere della biodinamica che ha abbracciato totalmente dal 1984.

La degustazione

Ancora un racconto di un viaggio, per vivere insieme l’emozione della scoperta di un grande vino. Coulée de Serrant 2006 nel calice è giallo oro con riflessi ambrati e lievi sfumature aranciate, traslucente come un lingotto appena fuso, luminoso al punto da ricordarmi quel tramonto vissuto nel deserto, fatto di quei colori inconfondibili e di quella luce unica.

Coulée de Serrant

È curioso come questo vino mi riporti al naso anche i profumi del deserto, che richiamano la terra e la sabbia, le rocce erose dal sole ma anche quelle spezie trasportate dalle carovane. Nitide e sontuose spruzzate di zafferano, immersioni sensuali di ambra e resina, intarsi di fiori d’arancio, albicocca matura, una maliziosa nota di spezie orientali, creano una complessità senza pari.

L’effetto più sorprendente di questo nettare è il passaggio dalle calde note alcoliche alla freschezza, proprio come accade nel deserto con il sole e le improvvise piogge.

Coulée de Serrant è un vino che nonostante l’importate grado alcolico si contraddistingue per il grande equilibrio… che induce alla meditazione, non adatto a persone frivole o superficiali.

La degustazione si trasforma un’esperienza sensoriale di estrema raffinatezza, in un continuo mutare che fa vivere sempre emozioni diverse sia al naso che al palato.

Come il deserto, la cui sabbia scorre uguale da secoli ma mai la stessa, così questo vino cambia continuamente mantenendo una persistenza tenace che non teme lo scorrere del tempoIl finale è lunghissimo, come il calore che lascia sulla pelle una giornata nel cuore del deserto.

Non puoi spiegare il deserto a chi ha gli occhi pieni di libertà, tramonti e malinconia. Voto 97/100

Emiliano Penco