Dopo una sessantina di assaggi di annate vecchie e nuove ecco alcune etichette che mi hanno particolarmente colpito

All’evento Ciliegiolo d’Italia era presente un’estesa selezione di quanto di meglio si produce nelle più diverse interpretazioni di questo vitigno. Dopo una sessantina di assaggi di annate vecchie e nuove, di seguito, senza pretesa di esaustività, alcune etichette che mi hanno particolarmente colpito, in rigoroso ordine alfabetico…:

Leonardo Bussoletti (www.leonardobussoletti.it), Narni Ciliegiolo IGT 2013 Brecciaro: la quadratura del cerchio, in altre parole un vino che non rinuncia alla fragranza varietale ma la integra (e maggiormente qualifica) con superiore complessità. Il naso si esprime con un elegante carattere floreale e delle sfiziose note chinate, quasi da vermouth. Ottima la corrispondenza gusto olfattiva al palato, con una profondità sapida e un’intelaiatura tannica (e che qualità di tannino!) che funge da spina dorsale a tutte le componenti aromatiche, che in progressione fanno di nuovo capolino.

Antonio Camillo (www.antoniocamillo.com), Toscana Ciliegiolo IGT 2015 Principio: col celebrato cru da vecchie vigne Vallerana Alta in difetto di frutto causa la disgraziata annata 2014, a brillare è questo fratello minore. Tannino saporito, di bella presa ma aggraziato. Una leggerissima riduzione olfattiva (causa bottiglia aperta da non abbastanza tempo prima della degustazione) non mina l’impressione di compiutezza e profondità. Equilibrio molto ben disegnato. Un vino che ha tempo.

Casa Primis (www.primisvini.com), Puglia Rosso IGP 2015 Cigliegiolo: vino di quelli che si usa definire femminili, nel bene e nel male. Praticamente un cerasuolo in termini di colore, ammicca al gusto internazionale senza eccessi e con un certo garbo. Suadente, aromaticamente vira su toni “dolci” con una sorta di compiaciuta piacioneria. A dispetto di un minimo di residuo zuccherino, la beva è abbastanza slanciata e il frutto è accattivante, anche se non particolarmente persistente.

Collecapretta (www.collecapretta.it), Umbria Ciliegiolo IGT 2015 Lautizio: se gli si perdona un minimo di carattere “ruspante” al naso (mora matura ma anche una vinosità quasi da rifermentazione), si apprezza un palato veramente ben disegnato. Ovvero ha volume, ma non è pesante; il frutto si allunga con naturalità; il tannino non manca di grip. Si beve già con piacere, ma la vale la pena di attenderlo un poco per verificare la messa a registro della componente olfattiva.

Ligabue (l’azienda non ha sito web), Vino da Tavolo Rosso (2012) Inamara: una inopinata chicca lombarda, una produzione confidenziale (poche centinaia di bottiglie…) di una vecchia vigna residuata dai tempi in cui il ciliegiolo veniva impiegato per iniettare un po’ di frutto nei vini del Bresciano. Deliziosamente peposo e beverino (l’affinamento ha “risolto” la scabrosità varietale del tannino), avvolgente ma tutt’altro che seduto a dispetto dei quattro anni di anzianità. Anche l’assaggio di un millesimo più datato durante il laboratorio dedicato alle vecchie annate non ha tradito, e la mineralità ne emergeva ancor di più.

Marco Salustri (www.salustri.it per l’azienda paterna), Toscana Ciliegiolo IGT 2015: il figlio di Leonardo Salustri, celebrato produttore di zona Montecucco, si presenta con un vino potente, dalla maturità già godibile, tanto polposo e pieno quanto sapido e reattivo. Il palato aromaticamente appena compresso pare solo il prodromo di un’interessante evoluzione. Forse in questo momento è leggermente in debito di sfumature, ma ad averne di questo frutto e di questa beva…

Sassotondo (www.sassotondo.it), Maremma Toscana Ciliegiolo DOC 2015: la selezione Sanlorenzo è al momento imprigionato nel suo vestito di legno, ed è certamente da risentire. Ma questa versione “base” è tale solo nel prezzo. È raro infatti veder coniugata la celebrazione del carattere varietale del vitigno con una tale progressione gustativa: il frutto si allarga da centro bocca, il finale è lungo, saporito e pieno.

Riccardo Margheri