È dal 1716 che il Gallo Nero, tutte le mattine, canta all’alba e sveglia un territorio che comprende i Comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Tavernelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa. Il “cuore del Chianti”.

Un territorio vitato di 10.000 ha di cui 7.000 iscritti all’albo del Chianti Classico con una produzione media (ultimi dieci anni) di 35/38 milioni di bottiglie che, in buona parte, vengono esportate in 160 paesi del mondo.

Il Gallo Nero canta e sveglia ben 485 soci del “suo” Consorzio di cui 342 imbottigliatori.

Questi i numeri aggiornati in un contesto dove il “campanilismo radicato toscano” spesso tende a dividere anziché unire.

Vigna Piuca

Tra una burrasca e l’altra fondamentali due date:

2014 con il riassesto della denominazione e l’introduzione della nuova tipologia che è stata posta al vertice della piramide di qualità: “Gran Selezione” che alla fine, tra “borbottii” di varia natura, è risultata una scelta vincente;

2021, precisamente nel mese di Giugno, quando l’Assemblea dei soci ha approvato il progetto di suddivisione del territorio di produzione del Chianti Classico. Sono nate le UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), zone di produzione più ristrette e dotate di maggiore omogeneità.

Scheggiolla

“Rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e, non ultimo, stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta.”  Questi gli intenti alla base del progetto.

Podere Castellinuzza

Undici UGA distinguibili in base a una combinazione unica di fattori naturali e umani. Eccole:

Montefioralle

San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio.

Ad una prima lettura sembrerebbe una divisione “confusionale” ma, conoscendo i diversi territori dei Comuni del Chianti Classico, è facile capire le diversità delle singole enclave ed “il bisogno” di una conoscenza più profonda in termini di composizione del suolo, microclima, giacitura dei vigneti, storia culturale, tradizioni locali, spirito di comunità.

Il Poggiolino

Tutto questo come chiave di lettura della 29esima edizione della Chianti Classico Collection 2022.

L’area della Leopolda, destinata da sempre all’esposizione degli oltre 180 produttori divisi nei Comuni di appartenenza, in questa edizione ripartita secondo i nuovi territori delle UGA. Con il compiacimento diffuso dei presenti.

Carus

Edizione 2022 che sarà ricordata non solo come rinascita dopo-pandemia ma per i risultati positivi raggiunti:

– +21% rispetto al 2020;

– + 11% rispetto al 2019;

– conferma del mercato USA ancora una volta al primo posto (una bottiglia su tre vola negli Stati Uniti), al secondo posto quello nazionale in forte crescita e a seguire tutti gli altri.

Capraia

Noi del Corriere del Vino ci siamo mossi alla ricerca della qualità nelle singole UGA cercando le tradizioni accompagnate dalle innovazioni, il binomio vino-territorio, dando visibilità in particolare ai piccoli produttori, veri rappresentanti di quella identità territoriale che solletica ancora, nei giorni nostri, i consumatori.

Queste le nostre scelte

Carus Vini, San Casciano, punteggi da 88 a 92/100;

Castellinuzza e Piuca, Greve, punteggi da 89 a 91/100

Montefioralle, Montefioralle, punteggi da 88 a 90/100

Podere Castellinuzza-Paolo Coccia, Lamole, punteggi da 88 a 91/100

Casaloste, Panzano, punteggi da 88 a 91/100

Il Barlettaio, Radda, punteggi da 88 a 90/100

Barlettaio

Capannelle, Gaiole, punteggi da 90 a 94/100

Losi Querciavalle, Castelnuovo Berardenga, punteggi da 89 a 93/100

Scheggiolla, Vagliagli, punteggi da 88 a 90/100

Capraia, Castellina, punteggi da 89 a 92/100

Il Poggiolino, San Donato in Poggio, da 89 a 91/100

Degustazioni veramente particolari, alla ricerca della vera anima del Chianti Classico, senza scendere nei ricordi anacronistici del tempo che fu. Lontani dai “Chianti di una volta”.

Nei cambi generazionali ritrovare la passione per la terra, vinificare con “il cuore” (come ha affermato uno dei viticoltori intervistati), guardare al futuro, fare vino “buono”.  Degustazioni “commoventi”. Chapeau!

Urano Cupisti