Margaux modellati dalla Storia

Parlare in generale di Vins de Bordeaux non ha senso tanto sono le differenze tra grandi territori, zone, micro-zone.

I fiumi Garonne, Dordogne, l’estuario della Gironde che creano da secoli il micro clima per queste differenze. La posizione dei Vigneti, vuoi sulla Rive Gauche (riva sinistra), Droit (riva destra), Entre-Deux-Mers (tra i due mari), Graves o nei poco ricordati territori di Blaye e Bourg.

Nello specificare che per Rive Gauche s’intende la riva sinistra della Gironda, per Rive Droit la riva destra della Dordogna, per Entre-deux-Mers quel territorio tra i due fiumi (Garonne e Gironde), per Graves la parte sinistra della Garonne prima di arrivare alla città di Bordeaux, per Blaye e Bourg la parte destra dell’estuario Gironde.

Terreni ricchi di graves, da noi individuata come breccia, ciottolame proveniente sia dal Massiccio Centrale (Dordogna) che dai Pirenei (Garonna) , presenza di argilla in quantità nella Riva destra e la fertilità delle Palus Blaye e Bourg dove la quantità eccelle a danno della qualità; l’area dei vins de consommation courante detti più semplicemente Vins de Table (VdT, vino da tavola).

Ma entriamo nell’olimpo dei sensi olfattivi-gustativi al semplice enunciare parole come Margaux, Saint-Emilion, Pomerol.

Sulla riva sinistra, là dove le acque dell’estuario della Gironde appena nate dalla confluenza dei due grandi fiumi, la Dordogna e la Garonna, poco distante da Bordeaux, si trova la zona del Margaux resa famosa nel mondo da Chateau Margaux. Oggi, devo dire, che questo Chateau, ancora ai vertici per la qualità dei suoi vini, si trova in buona compagnia.

Margaux è sinonimo di magia di una cultura millenaria risalente all’epoca romana.

Ma è dagli inizi dell’800 che inizia la sua vera fortuna. Accanto a Chateau Margaux ecco fiorire altri vignerons che prendono coscienza del valore del territorio, delle tecniche di elaborazione e di invecchiamento (barriques). Nascono così i Gran Cru di Margaux. Il 1855 la svolta importante. In vista dell’esposizione mondiale di Parigi furono classificati i migliori vini del dipartimento della Gironda: nacquero i Crus classés.

Il mio vinovagare da quelle parti mi ha portato nell’aprile di quest’anno a visitare Chateau Brane-Cantenac nato nel XVIII secolo come Gorce nella micro-zona Cantenac.

Ottenne la classificazione di migliore seconds crus dietro a Chateau Margaux.

Oggi in alcune vendemmie la differenzazione è nulla.

Brane –Cantenac è una realtà che produce circa 150.000 bottiglie da vigneti sparsi intorno allo Chateau per circa 75 ettari. Terreni profondi di graves, poveri di nutrimenti che inducono i vitigni a cercare alimento nella profondità costituita da sedimenti del quaternario.

Cabernet Sauvigno, Merlot, Cabernet Franc e una parte infinitesimale di Carmenere.

Non è facile disegnare il ritratto di questo Chateau se non si calpestano le vigne. I loro filari, l’attraversamento delle composizioni dei terreni visibili alla vista che si tramutano in eccellenza nei blend finali. La metodica d’allevamento e l’aria semi-marina che respiri dalla Gironde ancora lontana (circa 80 Km) dall’oceano atlantico.

Vini di culto, programmati senza lasciare niente al caso. Ogni bottiglia, anche quelle del vino d’ingresso, più semplice, diretto, ricorda l’abnegazione al lavoro fatto in vigna e vinificazioni parcellari per concludersi nei blend affinati ulteriormente nelle caves dello Chateau. Una precisione esecutiva, una tensione gustativa senza eguali.

I miei assaggi:

Baron de Brane 2015. 57% Merlot, 39% Cabernet Sauvignon, 4% Cabernet Franc. Echantillon ancora non in commercio (da noi diremmo campione di botte) Il giovane « primo vino ». Chiamarlo vino base francamente è riduttivo. I riflessi violacei sono da contorno ad un rubino intenso. Rotea nel calice con la sua carica consistente rilasciando un manto fittissimo di archetti copiosi. Al naso “il principio del Margaux”. Complesso su note fruttate e speziate. Al palato entra e si lascia degustare con calma. Acidità e sapidità ben equilibrate con i polialcoli. Tannini giovani ma ben distribuiti. Persistente. Voto 89/100

Chateau Brane-Cantenac 2015. 70% Cabernet Sauvignon, 26% Merlot, 3% Cabernet Franc e 1% Carmenere. Echantillon ancora non in commercio. Il puledro di razza. Ancora in evoluzione. Percorso in cantina breve per un vino di qualità superiore dove la presenza del Cabernet Sauvignon si fa sentire. Un vino da riscoprire nel tempo. Voto 89/100
Baron de Brane 2012. 33% Merlot, 60% Cabernet Sauvignon, 7% Cabernet Franc. Il primo vino giunto alla beva ottimale. Un fascinoso Margaux che mi prepara alla beva del Vino principe dell’Azienda. Voto 90/100
Chateau Brane-Cantenac  Margaux 2008. 70% Cabernet Sauvignon, 28% Merlot, 2% Cabernet Franc. L’attesa. Un grande Margaux elegante, rotondo ed insieme preciso. Finezza floreale con speziature intense ma graziate. Una progressione nella beva che esalta l’equilibrio. Incisività dei tannini che annunciano una lunga vita nel tempo. Eccellente! Voto 94/100

Con i vini di Chateau Brane-Cantenac ho fatto un viaggio calpestando vigneti leggendari. Assaggi che non mi hanno fatto perdere il gusto della promessa. Vini modellati dal tempo.

Urano Cupisti