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Champagne J. de Telmont, un segreto condiviso

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Champagne J. de Telmont. Gli assaggi

Damery è un piccolo Comune (circa 1.500 abitanti) posto sulla riva destra del fiume La Marne. Ufficialmente fa parte del territorio della Montagne de Reims anche se ne delimita la parte occidentale. Alle sue spalle l’anfiteatro di Romery e un po’ più ad est Hautvillers, con la famosa abbazia dove riposa Dom Perignon.

La D1, la route départemental (le nostre regionali) che percorre la regione Champagne da est verso ovest e viceversa, costeggiando la riva destra de La Marne, dopo aver attraversato paesi dai nomi famosi come Ay e Dizy, in una mattina uggiosa e piovosa mi permise di arrivare a Damery. Avevo un appuntamento importante con un signore conosciuto per caso, un anno prima: Philippe Manfredini, responsabile commerciale della Maison J. de Telmont.

Se pur con la nebbiolina causata dalla pioggia, il paesaggio collinare si mostrò nella suo meraviglioso insieme.

La Maison J. de Telmont

La D1, in quel tratto con continui saliscendi, attraversò vigne a perdita d’occhio, perfettamente allineate, con i giochi di colori in parte autunnali. Poi le prime case di Damery e l’arrivo alla Maison J. De Telmont. Puntuale io, puntuale lui.

“Ben arrivato alla nostra Maison. Sono felice di darti il benvenuto e condividere con te la passione che ha animato e anima la nostra famiglia da quattro generazioni: lo champagne, dalla cultura della vite alla degustazione attraverso la vinificazione. Una bella storia che unisce tradizione, autenticità, modernità e saggezza, da scoprire e vivere”! Così Philippe in un perfetto italiano. (Del resto il suo cognome tradisce le origini).

Ogni promessa è un debito da onorare. L’ho promesso l’anno scorso ed eccomi qua onorato di mantenerlo. Così la mia risposta.

“Lasciati guidare e, nell’attraversare la soglia d’ingresso, condividere il nostro segreto nascosto: amore, conoscenza della nostra terra, tempo e tanta cordialità”.

I numeri

33 ettari ripartiti su 8 cru e 13 coltivati in biodinamica.

La Storia

L’avventura ha inizio con Henri Lhopital (prima generazione), precursore e intuitivo.

Da conferitore d’uve a récoltant manipulant vendendo la piccola produzione con il proprio nome.

È stato André Lhopital (seconda generazione) a dare un impulso notevole alle vendite acquistando anche uve da conferitori e coniare il nome J. de Telmont inventandosi “un casato nobile”. Del resto il cognome Lhopital non l’aiutava nel marketing.

La vigna vicina alla Maison

Serge Lhopital (terza generazione) ha fatto decollare la Maison trasferendola nell’attuale “centro produttivo” con cantina sotterranea “a caduta”.

Infine la quarta generazione costituita da Bertrand e Pascale, fratello e sorella, con la decisione di “passare” all’agricoltura biodinamica nel rispetto dell’ambiente.

“Anni di lavoro nei vigneti e in cantina, mesi di attesa delle bottiglie con il risultato ad oggi di essere annoverati tra le 20 più grandi case di champagne”.

L’anima dello champagne J. de Telmont

 “I nostri champagne si nutrono di ciò che siamo. Sono un po’ noi stessi . Sono il culmine del gesto ancestrale del raccolto a mano, le miscele create in cantina, il tempo che consente questa magica alchimia”.

Maestri artigiani

“Raccolta a mano, estrazione del mosto e prima fermentazione, miscelazione da più vini, imbottigliamento, seconda fermentazione chiamata “spumantizzazione”, riposo nelle cantine. Gesti, passaggi essenziali per la nascita del nettare e del perlage per solleticare le papille gustative! Tanti gesti umilmente ripetuti, con una competenza radicata nel tempo e sulla terra.

La nostra famiglia continua questa tradizione con orgoglio e passione, sapendo come farlo evolvere. La nostra ambizione: la ricerca permanente dell’eccellenza! Uno champagne sempre migliore, espressione della nostra storia”. Nelle parole di Philippe tutta la storia di questa particolare Maison.

Champagne J. de Telmont, le botti

Questi alcuni assaggi meritevoli di segnalazione:

– Grande Réserve Brut. Chardonnay, pinot noir e pinot meunier con l’apporto di vini di riserva di tre anni. 30 mesi sui lieviti. Se lo champagne, definito d’ingresso è questo… Impatto da grande champagne, vivido e fresco. Al palato domina l’acidità accompagnata da una carbonica fine con piglio brillante. Eccellente, voto 90/100

– Grand Rosé Brut. Assemblaggio dei tre vitigni con prevalenza dei due Pinot. Eleganza e raffinatezza (l’apporto dello chardonnay ne è una delle cause). Champagne elaborato, non il solito rosé banale. Dinamico. Ottimo, voto 89/100

Le capsule Champagne J. de Telmont

– Grand Vintage 2006. 40% Pinot Meunier, 40% Chardonnay, 20% Pinot Noir. Frutto di una raccolta eccezionale. Naso ricco con molte sfumature. Il quadro olfattivo ha introdotto al palato tanta sostanza. Un vino interessante che non lascia indifferente. Eccellente, voto 92/100

– Blanc de Blancs 2010. Chardonnay 100%. Assemblaggio di più cru dello stesso vitigno. 96 mesi sui lieviti. Lo definirei “nobile”. Naso fruttato con patisserie marcata. Palato pieno e concentrato, puro. Si lascia desiderare sorso dopo sorso. Eccellente, voto 91/100

Ed infine…

– Sans Soufre Brut 2012. Il biodinamico senza solfiti. Secondo la Maison “esprime appieno il terroir”. Un ottimo champagne che però non mi ha entusiasmato. Ci dovremo abituare?

“Gloria allo champagne”. Una storia di amore e sottile equilibrio tra la trasmissione di eccezionale artigianato e l’evoluzione delle tecniche. Indipendenti, liberi di scegliere”.

Merci Philippe Manfredini. Chapeau!

Urano Cupisti

Intervista e assaggi effettuati nell’ottobre 2019

Champagne J. de Telmont
Avenue de Champagne, 1
Damery
Tel: +33 0326584033

commercial@champagne-de-telmont.com

www.champagne-de-telmont.com