Arrivando in Champagne da Parigi la prima zona che si incontra è la Vallée de la Marne con il centro più importante: Château-Thierry.
Partendo da questa vera e propria cittadina (circa 20.000 abitanti) ho percorso il corso del fiume La Marne fino ad Épernay, riconosciuta come “vera” capitale della Champagne vitivinicola.
Si è trattato di percorrere, anzi ri-percorrere, quella strada sulla sinistra del fiume osservando le distese dei vigneti che, sul versante nord, formano i cinque anfiteatri dove il vitigno Pinot Meunier trova da secoli il suo migliore habitat.
Non che il lato sud sia da meno, anzi. Vi trovano posto Maison, Château, Domaine degni di menzione per l’alta qualità raggiunta nel produrre uve (i famosi ed utili conferitori) e champagne particolari.
I Delouvin
In quel pomeriggio ero atteso da Geoffrey Delouvin, un giovane ed appassionato produttore, messosi “in mostra” recentemente con i suoi “particolari Pinot Meunier”.
Mi attendeva presso la sede della sua “piccola” Maison nell’anfiteatro di Vandières, considerato il comune Top per il vitigno “del mugnaio”.
Studi enologici in Alsazia e tanta gavetta nelle cantine di mezzo mondo, Nuova Zelanda ed Australia incluse.
Undicesima ed ultima (al momento) generazione di due famiglie, Delouvin e Nowack incontratesi, come spesso accade, nel 1949 per matrimonio.
Oggi Geoffrey porta avanti quella viticoltura innovativa iniziata da Bertrand Delouvin che, nel tempo, riuscì ad imprimere una svolta qualitativa. Introdusse nuove tecnologie, affinamenti più lunghi, conservando la peculiarità aziendale, realizzando cioè champagne 100% Pinot Meunier. Meglio dire 100% Pinot Meunier di Vandières.
Ma è stata l’intuizione e l’introduzione del Metodo Solera per i vin de reserve a rivoluzionare le produzioni “particolari” di champagne. Metodo Solera oggi seguito da molti produttori “di grido” tra i quali è bene ricordare l’ormai considerato “mito del perlage”: Jacques Selosse.
Geoffrey mi ha fatto accomodare nella sua piccola ma graziosa sala di degustazione, con ampia vetrata che ha permesso un’ottimale luce per gli assaggi.
Garbato, gentile, vigneron che ama calpestare continuamente le vigne per seguire tutte le fasi fino alla vendemmia per poi continuare la sua opera nel trasformare i chicchi d’uva in splendidi ed unici “perlage”.
Rappresentante di quel movimento che, finalmente aggiungo, passa sotto il nome di “fermento di idee”, vera e propria fucina di sviluppo creativo di nuove filosofie di produzione volte all’alta qualità, dove natura governata da un agricoltura sostenibile (in Conversione Bio nel caso di Geoffrey), trova il giusto equilibrio con i numeri necessari di produzione, senza eccessi.
Attualmente il parco vitato misura poco più di 7 ettari, quasi tutti piantati a Pinot Meunier, a parte un ettaro a chardonnay e alcuni piccoli appezzamenti a pinot nero, pinot grigio, pinot bianco e petit meslier. Tutti ubicati nel comune di Vandieres, dove il vitigno “principe della Vallée de La Marne” (Pinot Meunier) assume risvolti sapidi e minerali in luogo della semplicità di frutto spesso ricordata per contraddistinguerlo.
Produzione di circa 40.000 bottiglie all’anno, distribuite tra “linea classica” e “interpretazioni moderne” che Geoffrey ha voluto distinguerle con un’ulteriore classificazione in etichetta.
– Interpretazione Classica Delouvin-Nowack, con lieviti selezionati e fermentazioni in vasche di acciaio, senza malolattica per preservare frutto e freschezza;
– Interpretazione Moderna Famille Delouvin, per Champagne “di ispirazione borgognotta”, con selezioni parcellari, fermentazioni spontanee e affinamento sui lieviti in piccole botti di legno. Per i vini di reserva si è continuata quella scelta scaturita dall’intuizione di Bertrand: la strada del Metodo Solera, iniziato nel 1992.
Infine gli assaggi
Ho scelto di riportarne TRE, molto significativi della linea Interpretazione Moderna Famille Delouvin:
– Fauve, vecchie vigne, vendemmia di riferimento 2014, con diversi vini di riserva, Brut Nature, 72 mesi sui lieviti, sboccatura luglio/2021, prodotto in 4.000 bottiglie. Chardonnay 75% (il diverso) su terreni gessosi e Pinot Meunier 25%. L’espressione dello Chardonnay della Vallée de La Marne. Timbro austero, pieno e definito. Avvolgente ed equilibrato. Capisci da subito che è uno champagne “per pochi”. Eccellente, voto 93/100
– Sauvage, Meunier Nature, Zéro dosage. 3 vendemmie, 68 mesi sui lieviti, sboccatura luglio/2021, 4536 bottiglie. Vin Claire in inox per dare quell’impronta acida, sauvage (selvaggia). Naso piuttosto rigoroso e sottilmente fruttato. Al palato è entrato un po’ nervoso per allungarsi su freschezze incantevoli. Indubbiamente un successo. Eccellente, voto 94/100
– Semper Fidelis XII, Extra-Brut (5 g/l). Soléra de Pinot Meunier. Per questa bottiglia, una delle 2.520 prodotte, tutto ebbe inizio nel lontano 1992, la prima delle 20 vendemmie che, anno dopo anno, hanno composto la “solera”. Vendemmia ultima 2014 alla quale è stato aggiunto il risultato della ventennale solera. Dopo la rifermentazione in bottiglia ben 66 mesi sui lieviti per arrivare a luglio 2021 per la sboccatura. Ancora 6 mesi in affinamento nella Cave.
Dopo questo percorso così diverso cosa aspettarsi? Uno champagne di straordinaria finezza, molto espressivo, potenziale d’invecchiamento nel tempo, da collocare nell’élite dei Grandi Champagne. Da meditazione e bere da solo. Senza voto; un qualsiasi punteggio lo penalizzerebbe. Nell’olimpo sensoriale. Chapeau!!!
Un consiglio: caraffare lentamente, versare questo sublime champagne in un calice ampio da vino rosso ed attendere qualche minuto prima dell’assaggio.
Tornerò presto a trovare Geoffrey ormai incluso nelle mie visite annuali; da seguire nella sua evoluzione all’interno del movimento “fermento d’idee”. Chapeau!
Urano Cupisti
Visita effettuata il 4 ottobre 2021
Champagne Delouvin-Nowack
29 rue Principale
Vandières (France)