Tavolo di degustazione Montepò

CASTELLO DI MONTEPÒ:  La dimora del vino

“Boschi, alture e un antico maniero: la Maremma, dolce e mossa, che si distende fino all’orizzonte tra campi, uliveti e vigne. Una casa per custodire la cultura della vite”.

Mai così presagire una visita aziendale. Quando arrivi a Pancole, una frazione del Comune di Scansano (quello del Morellino) e scolletti sulla sinistra, ti ritrovi in un anfiteatro tra boschi, alture, oliveti e una marea di vigne con al centro, elevato su di uno sperone di roccia, il Castello di Montepò che domina a 360° l’antico feudo equivalente a 600 ettari. Qui Jacopo Biondi Santi e suo figlio Tancredi sono impegnati a proseguire una storia d’eccellenza del vino italiano nata a Montalcino: la ripartenza da un processo scientifico.

Il feudo di Montepò

LE SCELTE

Importanti e decisive le scelte di cosa allevare. Visione coraggiosa e moderna nel coltivare Sangiovese Grosso BBS 11, patrimonio esclusivo della famiglia in quel di Montalcino, insieme a varietà internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon con cui realizzano etichette che esprimono una vigorosa individualità determinata a ricostruire il futuro della propria famiglia rendendolo ancor più brillante che in passato. Un intenso lavoro dove convergono esperienza, intuizione e rigore enologico, principi nei quali Jacopo e Tancredi credono come missione.

RIPARTENZA con il BOTTO

È accaduto Giovedì 28 maggio in coincidenza con la mia ripartenza dopo l’uscita dal confinamento (lockdown) a seguito del COVID-19.

In una sala del Castello, appositamente preparata, alla presenza del Dott. Jacopo Biondi Santi e di suo figlio Tancredi, hanno avuto luogo superbi assaggi di due anteprime (JeT rosé e Sassoalloro 2018) e di una verticale composta da sette annate di Schidione selezionate tra le migliori dal 2016 al 1995.

Jacopo e Tancredi Biondi Santi

Queste le mie considerazioni

JeT 2019 J e T, acronimo di Jacopo e Tancredi, padre e figlio in un progetto di grande ambizione: produrre un rosé con uve sangiovese nelle terre di Scansano. “Dal nostro Sangiovese grosso “BBS11” nasce un rosato intenso e profumato. Raccolto nei vigneti più freschi e meglio esposti, attraverso un’accurata vinificazione in bianco a bassa temperatura, ne nasce un vino di estrema freschezza e sapidità”.

Scheda Tecnica: Sangiovese grosso BBS11 100%. Zona di Produzione: Scansano (Grosseto). Composizione del terreno: galestro a larga tessitura. Altitudine: tra i 300 ed i 450 metri s.l.m. Esposizione dei vigneti: ovest, sud-ovest. Vendemmia: primi di settembre.

Le mie considerazioni: rosa tenue “provenzale”. Sottofondo vegetale dove assistiamo in progressione al passaggio di piccoli frutti rossi. Sorso animato, esuberante, brioso ben amalgamato in una gradevole morbidezza. Equilibrato. Uno dei pochi rosé italiani che meritano particolare attenzione. Eccellente, voto 90/100. 

Sassoalloro 2018. “Figlio enologico prediletto del Castello di Montepò, un’etichetta capace di esaltare tutte le qualità organolettiche portate in dote dal Sangiovese Grosso BBS 11, patrimonio esclusivo della famiglia Biondi Santi. Un vino fresco, rotondo e dinamico, il cui nome è ispirato a un masso erratico di origine vulcanica che, nei secoli, ha alimentato”. Mai considerazione per un vino così azzeccata.

Scheda Tecnica: Uve Sangiovese grosso BBS11 100%. Composizione del terreno: galestro a larga tessitura. Esposizione dei vigneti: ovest, sud-ovest. Altitudine: tra i 300 ed i 450 metri s.l.m. Vendemmia: fine settembre.

Le mie considerazioni: campione in anteprima. Ancora molto lucente. Ha danzato nel bevante lasciando scie di morbidezze ed alcolicità. Ventaglio olfattivo in evoluzione. Al momento scomposto nei secondari e terziari. Il lungo affinamento lo porterà ad un progressivo olfattivo di grande respiro. Sorso vivo con verve sapida che fa capire eleganza che si sprigionerà a breve. Insomma un puledro di razza che scalpita. Ha iniziato a percorrere gli scalini dell’eccellenza. Chapeau!

Terminate le novità abbiamo iniziato la degustazione in verticale di Schidione, il Supertuscan che unisce le preziose tradizioni al piacere del gusto moderno. Di grandissima personalità, lo Schidione – blend di Sangiovese grosso BBS 11, Cabernet Sauvignon e Merlot – deve il suo nome “allo spiedo medievale usato per arrostire la selvaggina, che lo lega alla tradizione dei grandi rossi da meditazione”.

Sette annate per capire al meglio la sua evoluzione. Sette annate a dimostrare che, pur essendo un blend nobile, il Dott. Jacopo non ha mai voluto incidere sulle percentuali a seconda dell’esito della vendemmia: “se lo si produce deve rappresentare il terroir, l’annata come se fosse un monovitigno”.

Ed ecco allora nel 1995 la scelta  del 40% sangiovese, 40% cabernet sauvignon e 20% di merlot immutati nel tempo. Così ha voluto il suo Schidione dandone una personalità  evitando uniformità e standardizzazione. Del resto il Dott. Jacopo è uomo vissuto “nel Brunello”.

La Cave Montepò

Schidione  2016 e Schidione 2015. Zona di produzione: Scansano (Grosseto), composizione del terreno: galestro, esposizione dei vigneti: ovest, sud-ovest, altitudine: tra i 300 ed i 500 metri s.l.m. Vendemmia: ottobre. Vinificazione: separatamente per singole varietà di uva, con prolungata macerazione (18 gg) e fermentazione malolattica a complemento. Affinamento: in barriques di legni delle foreste di Tronçais per 24 mesi Blending per circa 6 mesi in tini di acciaio.

Le mie considerazioni: inevitabile associare le due annate 2016 e 2015 per capire i possibili sviluppi nel tempo. La 2016 si è presentata pronta alla beva mentre la 2015 ancora ha dalla sua parte quella rusticità che invita ad aspettare. Ritengo che la 2015, quando avrà raggiunto la maturazione ottimale, recupererà il gap che adesso la separa dalla 2016. Adesso il mio voto porta entrambi nella scala delle eccellenze: 94/100 per la 2016 e 93/100 per la 2015.

Schidione  2011

Le mie considerazioni: ha in sé tutte le prerogative stagionali di quell’annata. Un vino nel pieno della sua maturazione, con sviluppo di profumi di gran persistenza e ricchezza. Al palato è risultato avvolgente, con trama tannica nobile e una infrenabile escalation gustativa. Eccellente, 93/100

Schidione  2001

Le mie considerazioni: nel 2001 ricordo un settembre piovoso in tutta Italia con perturbazioni che si succedevano senza discontinuità. Tanto da posticipare le date delle vendemmie nel mese di ottobre. Questo ha portato nel tempo ad una leggera scoperta di sovramaturazione. Questo campione, se pur sempre inserito nelle eccellenze, ha manifestato quel tocco di dolcezza in più. Si è lasciato apprezzare anche per un supplementare tocco di sauvage. Ha comunicato una immediatezza fruttata stimolando la beva. Eccellente, 90/100

Schidione  1998

Le mie considerazioni: dalle note sull’andamento stagionale ho ricavato “raccolta in settembre con uve mature e di grande concentrazione, scarsamente acide”. E  la freschezza, nel lungo affinamento in bottiglia, ne ha risentito. Il campione più debole dell’intera “verticale”. Leggermente scomposto, sovramaturazione, dinamica gustativa non coinvolgente. Si ferma a  89/100

Schidione  1995

Le mie considerazioni: un “vecchio” che ha ancora molte cose da raccontare. Nell’analisi sensoriale ha giocato la sua partita sul terreno delle innumerevoli sfumature aromatiche con tannini cesellati. Il tutto in una naturalezza espressiva  dove la sapidità è risultata particolarmente versatile. Eccellente, 91/100

Montepò Schidione 1997

Schidione 1997, III Millennio, versione Magnum

Le mie considerazioni: volutamente lasciato per ultimo. Leggo nell’introduzione aziendale: “La vendemmia tra le migliori del XX secolo, la grande struttura dimostrata da questo vino, la promessa longevità ed il passaggio al nuovo millennio, inducono ad onorare questa riserva con una etichetta in oro 23 kts”.

Cosa aggiungere se non evidenziare alcune note che rendono lo Schidione 1997 ancor più ciclopico. Leggiamo l’analisi chimica: TAV 13,40%, zuccheri g/l 1,51, estratto g/l 29.70, acidità totale g/l 7.50. Partendo da questi dati l’assaggio, dopo 23 anni, ci ha consegnato un vino che ha saputo esprimere classe e complessità a tutto tondo. Insomma: un vino emozionante, impressionante, commovente fuori dal tempo. Riduttivo dargli un punteggio. Solo aggiungere all’eccellente il mio Chapeau!

Nulla di holliwoodiano al Castello di Montepò. Si lavora per la ricerca della pura espressione del  terroir, con un atteggiamento volutamente alieno da enfasi e retorica. Vivere questa nuova esperienza come una missione:  la ripartenza da un processo scientifico.

Urano Cupisti

Assaggi effettuati giovedì 28 maggio 2020

Castello di Montepò

Località Montepò

Scansano (Gr)

Tel: 0577 848238

info@biondisantimontepo.com

www.castellodimontepo.com