Mare, Arte e tanto Vino. Monteverro, frutto di pura dedizione

Ci troviamo nell’ultimo lembo della Maremma Toscana, quella conosciuta per la sua autenticità e legata a millenarie tradizioni. Per i suoi lidi incontaminati dove la natura ancora riesce a regalare angoli di meraviglie selvagge. Il profumo del mare, il suo canto solitario nelle insenature impervie, che raggiunge i piccoli borghi arroccati sulle colline, l’arte che cogli lungo le viuzze strette dei pittoreschi villaggi e tutt’intorno filari d’uva, la testimonianza del duro lavoro della terra.

Da sempre, fin dal lontano periodo etrusco, si coltiva la vite da queste parti. I primordiali vitigni arrivati dalla Grecia e dai traffici con i Fenici furono sostituiti dal Sangiovese che da queste parti, con il passare dei secoli, ha assunto caratteristiche particolari e i cui vini hanno rappresentato la sua schiettezza e vinosa semplicità.

L’arrivo di personaggi famosi per le loro molteplici attività che spaziano dalla politica attiva, dagli impieghi industriali nelle aree del Nord giunti in questo lembo di Maremma  alla ricerca della quiete agreste, della tranquillità, ha cambiato, negli ultimi anni, il territorio vitato dalla vocazione alla schiettezza alla ricerca continua di nuove eccellenze. Accanto al Sangiovese ecco comparire l’Alicante Bouchet, il Vermentino, il Petit Verdot, il Grenache e i sempre presenti Chardonnay, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc . Sistemi di allevamento e vinificazioni che si ispirano al Rodano del Sud, alla Borgogna anzichè al Bordeaux. Ed ecco arrivare enologi  francesi (chi non conosce Michel Rolland), spagnoli a studiare questo territorio incredibile quasi miracolistico, perché i nuovi impieghi con i risultati evidenti, sanno di miracolo.

Al Summa ’16 ho conosciuto Andreas Comploj, Direttore commerciale di Monteverro, Azienda che impersonifica la presenza francese nella Maremma di Capalbio.

“Monteverro è il frutto di pura dedizione. L’insieme del lavoro dell’uomo alla posizione collinare particolarmente favorevole con terreni rossi d’argilla e ciottoli accarezzati dalla continua brezza marina.

Da questo mix, insieme, ne traiamo  vini che sono per noi opere d’arte, da gustare con tutti i sensi e di questo ne andiamo orgogliosi”.

Vediamo i particolari degli assaggi raccontando la storia del vini e capire la filosofia aziendale.

Monteverro 2012. Cabernet Sauvignon 30%, Cabernet Franc 40%, Merlot 25%, Petit Verdot 5%. Vino icona aziendale. È definito un Grad Cru toscano. Prodotto in limitate quantità dovute alla particolare attenzione che parte dalle parcelle in vigna, alla scelta degli acini migliori, al maniacale percorso in cantina. Poco più di 8.000 bottiglie nei formati che vanno dalla bottiglia da 750 alle magnum, doppie magnum, imperiale, salmanazar. Vinificazioni separate e affinamento in barriques per 24 mesi. Colore pieno, impenetrabile.

Ruota nel calice con difficoltà rilasciando colore e glicerine in abbondanza. Al naso l’impatto è intensamente deciso. La complessità è a ventaglio, prima i secondari con i frutti rossi in abbondanza e il seguito erbaceo seguiti dai terziari importanti su base di spezie diffuse. Al palato colpisce la vena fresco sapida accompagnata da tannini nobili supportato il tutto da polialcoli che rendono il vino equilibrato. Colpisce l’inesauribile lunghezza e i ritorni retro-olfattivi in linea con quanto percepito al naso. Eccellente Voto 94/100

Tinata 2012. Syrah 70%, Grenache 30%. Il riferimento al Rodano del Sud è d’obbligo. Diverso dal blasonato Monteverro. Un vino che ti affascina già dal primo e lento roteare del calice. Anche per questo vino la produzione è limitata. Circa 8.000 bottiglie. 70% della produzione in barrique di rovere francese per 16 mesi con 40% di legno nuovo, il restante 30% in vasca in cemento a forma di uovo (diffuse nelle Grave). Naso importante che si schiude su note balsamiche e speziate. Al palato colpisce la freschezza supportata da un’abbondante massa gliceride che si avverte sui bordi della lingua. Ottimo Voto 89/100

Terra di Monteverro 2012. Cabernet Sauvignon 40%, Cabernet Franc 40%, Merlot 15% e Petit Verdot 5%. Alcune varianti con il Grand Cru Monteverro che gli conferiscono una struttura diversa rendendolo più semplice e consumabile nella quotidianità. Ottimo Voto 88/100

Verruzzo 2013. Merlot 40%, Cabernet Sauvignon 25%, Cabernet Franc 25%, Sangiovese 10%. Quel tocco di tradizione che non guasta. Passaggio in legno limitato a 12 mesi per renderlo longevo. Il vino di Monteverro che volutamente si ispira alla crescente tradizione italiana che vede il Sangiovese insieme agli internazionali maggiormente diffusi. Ottimo Voto 89/100

Vermentino 2015. Vermentino 100%. Il fermentino maremmano, quello vinificato in inox con “un tocco d’oltralpe” nell’affinamento con la presenza delle fecce fini per circa 6 mesi. I profumi maremmani nel calice. Fiori bianchi, albicocche, note di rosa e quel tocco marino che non guasta. Di pronta beva. Ottimo Voto 87/100

Chardonnay 2013. Chardonnay 100%. La Borgogna della Côte de Beaune che non ti aspetti. Già il colore su note dorate, glicerine evidenti rilasciate sulla parete del calice. Naso importante con note tostate, leggermente vanigliate. Al palato colpisce la morbidezza e rende questo vino nobile. 14 mesi in barrique di rovere francese per il 50% della produzione con 40% di legno nuovo. Il restante 50% in vasca in cemento a forma di uovo. Chi ama come me lo chardonnay della Borgigna non può che ritenere questo vino meritevole dell’eccellenza. Voto 91/100

Ad ogni sorso il Sig. Andreas  cercava di carpire dalla mia espressione il giudizio. Alla fine ho espresso la mia valutazione finale utilizzando le sue parole di presentazione:

“Nel sud della Toscana, ai piedi del pittoresco villaggio di Capalbio, si trova l’Azienda Monteverro, il frutto di pura dedizione” Chapeau!

Urano Cupisti