“Angeli matti”. Così furono definiti i vignaioli delle Cinque Terre dal “grande” Luigi Veronelli nel visitare le vigne a muretti dove il fare uva era ed è impresa “eroica”.

Natale Sassarini e il figlio Giancarlo; due generazioni a confronto uniti in un progetto fuori dagli schemi tradizionali di quei luoghi. Portare la viniviticoltura delle Cinque Terre all’esterno dei limiti geografici. Far conoscere i loro vini non come semplici souvenir ma con alle spalle una “storia”, antiche tradizioni. Confrontarsi nel mercato nazionale ed internazionale.

“I vasti orizzonti generano le idee, complesse, i piccoli orizzonti le idee ristrette”. Lo disse Victor Hugo, lo “predicò” Natale Sassarini, il fondatore della Cantina.

Uomo conosciuto per le sue idee diverse di coltivare l’uva e fare vino, decisamente orientato verso il futuro, forte delle tradizioni di queste terre.

E il figlio Giancarlo ne porta avanti con orgoglio il lavoro che proprio in questi giorni ha raggiunto il traguardo dei cinquant’anni.

“Il cinquantesimo può essere la prima pietra per consolidare una tradizione enoica delle Cinque Terre che sino ad oggi è mancata”. Nelle parole di Giancarlo si recepisce il voler affrontare il futuro, appena cominciato, partendo dalla pietra intesa come consolidamento del progetto del padre Natale e il lavoro ancora giganteso da mettere in atto nei confronti degli altri vignaioli.

Uscire dai limiti territoriali e dar vita, vitalità e vigore alla Denominazione “Cinque Terre”.

Nelle Cinque Terre, luogo di per se isolato, dove per secoli si arrivava solo dal mare, unito poi al resto del mondo dalla ferrovia, dove i pescatori-vignaioli facevano vino per l’autoconsumo familiare.

Luogo con i “muretti” che ancora oggi limitano gli orti, che reggono la struttura delle vigne che, visti dal mare, segnano il paesaggio. Muri che raccontano la Storia delle Cinque Terre.

“Se la vigna è cultura, se i muretti sono arte, se le Cinque Terre sono patrimonio dell’Umanità, dobbiamo fermarci, prendere fiato, salire sino al limite dei paesi, borghi disseminati sulle colline e non girarci indietro. I vigneti tra i muretti sono lì, più sotto turismo inconsapevole e veloce. Tutti guardiamo assorti l’orizzonte, ma non è lo stesso orizzonte per tutti”. In queste parole la vera filosofia di vita e lavoro della Cantina Sassarini, il progetto di Natale e Giancarlo.

LA DEGUSTAZIONE

L’enologo Francesco Petacco

Accompagnato dall’amico enologo Francesco Petacco, da due anni consulente della Cantina, impegnato nel produrre vini che abbiano un “suo perché”. Senza travolgere la tradizione ma pronto alle sfide dei confronti.

Valorizzare il seducente charme e avviare i vini con un solido potenziale verso il meritevole invecchiamento. Non per un consumo da souvenir ma per essere ricordato per le sue trame nascoste.

Clan du Corsù, anteprima campione di botte vendemmia 2017. 60% Bosco, 20% Albarola, 20% Vermentino delle Cinque Terre (n.d.r.).  Facile capire che trattasi di un vino in evoluzione ma con i presupposti di risultare un gran “bianco” che riuscirà ad emozionare nel tempo. Senza Voto

Cian du Corsù vendemmia 2016. La vendemmia della svolta.  Pressappoco con uvaggio come sopra. Vino da classificare tra gli ottimi. Invitante profilo aromatico e sviluppo convincente al palato. Ottimo, voto 88/100

Clan du Corsù vendemmia 2015. Vino che determina una beva stanca, con espansione contratta al palato, si perde nella persistenza. Buono, voto 86/100

Bucce vendemmia 2017, campione di botte. Fermentazione a contatto con le bucce per tre giorni. Svinatura e fermentazione in acciaio. Affinamento in barrique per circa 10 mesi. Un vino teso, salino, convincente quasi tannico. Senza Voto. Doveroso attenderlo

Bucce vendemmia 2016. Un grande Vino fuori dalla tradizione. Assolutamente da non comprare come souvenir. Da gustarlo come un grande bianco che si rispetti con quella nota di idrocarburi inattesa. Eccellente, voto 90/100. Pensate che sia impazzito? Acquistatelo e poi ne riparleremo.

Bucce vendemmia 2015. La mano è diversa. Tentativo all’innovazione condizionata dalla paura di sbagliare. Pur sempre entro i limiti della tradizione (anche troppo), alla fine è risultato imbrigliato, intimorito. Buono, voto 87/100

Sciacchetrà 2016. Il vino passito, più conosciuto del Bianco. Non si lasciano le Cinque Terre senza aver comprato una bottiglia da 375 ml. Spesso ahimè molto dozzinale. Questo di Sassarini ha dentro dinamismo e cremosità, tensione e verticalità. Il “dolce” che ti convince. Eccellente, voto 90/100

“Ci vogliono mani e menti che si pieghino al sacrificio senza guardarsi  intorno, che lottino contro l’abbandono, le siepi e il menefreghismo. Nessun recupero di vigneti ma restauro di opere d’arte”.

Eroi per una viticoltura eroica, verso una coltivazione maestosa. E Sassarini da tempo ne è consapevole e convinto assertore. Chapeau.

Urano Cupisti

 

Azienda Sassarini

Località Pian del Corso, 1

Monterosso al Mare  Sp

Tel   0187 888158

cantinasassarini@alice.it

www.cantinasassarini.com