“Siamo due sorelle, Elisa e Claudia, con la passione per il territorio e l’agricoltura”. Così Elisa mi ha accolto in quel di Viverone, sulle rive dell’omonimo lago, nell’Alto Piemonte, in provincia di Biella.

Siamo nell’area del Canavese, quel territorio caratterizzato da colline di origine morenica con diversi microclimi e la grande impronta lasciata dal ghiacciaio Balteo. Più precisamente nel Gruppo del Sella quel lungo panettone che rappresenta la parte più importante per la produzione di vino: Caluso docet.

L’Azienda Pozzo è un’azienda al femminile anche se la presenza dei genitori è pur sempre attuale.

Azienda Pozzo Viverone

“Da mio nonno Marcellino ho imparato a potare le viti; anche se è un lavoro che si fa nei mesi più freddi, è quello che preferisco, perché, oltre ad essere la base tecnica per i germogli e la fruttificazione dell’anno successivo, mi piace esteticamente “aggiustare” le piante, cercare di dare loro anche un equilibrio visivo.”

È sempre Elisa che racconta mentre mi “scorrazza” su e giù per la collina morenica mostrandomi i quattro ettari di vigneti impostati a pergola e in parte a guyot, sorretti dai tradizionali muretti a secco di pietra.

Altri appezzamenti con oliveti, frutteti e coltivazioni di kiwi, a testimonianza dei climi miti, sempre su quella parte collinare fronte-lago. Recente è la coltivazione di zafferano.

Non solo agricoltura

Il sogno futuro delle sorelle Pozzo è dar vita in un piccolo anfiteatro con ampia veduta sul lago di Viverone, circondato da ulivi e vigne, a rappresentazioni teatrali per quella simbiosi arte-viticoltura tanto pensata, immaginata, bramata fin da piccole.

Azienda Pozzo Viverone. Al Capanno

Nel vinovagare tra i vigneti obbligatoria la sosta di fronte “al Capanno”, un Ape Pentarò del 1967.

Pensato dalle sorelle come punto di ristoro per un aperitivo accompagnato dal “bucun” (boccone, piatto) del giorno e innaffiato dai vini della Cantina. Il tutto all’ingresso della cittadina di Viverone, sulla Strada Provinciale che costeggia il lago.

Proposte golose semplici e naturali come panino di salame e burro di malga, matôta (fiore di zucchino ripieno), torta salata alle erbette e formaggio fresco morbido con bagna cauda ma anche qualcosa di più gustoso come il budino di cioccolato con pere e savoiardo o lo zabaione tiramisù per far conoscere l’Erbaluce di Caluso Passito e il loro “fantastico” Gringaia, un passito di Uva Rara che vuol essere un omaggio alla vita che ruota intorno a questo angolo immerso in una Storia Millenaria.

Azienda Pozzo Viverone. Il sogno, l’anfiteatro

Ma è la cantina il cuore pulsante dell’Azienda Pozzo. Ci ha raggiunto anche Claudia ed insieme, le sorelle, raccontano le “invenzioni” del padre Pino, artigiano meccanico. Presse, fermentini ed altri strumenti per la vinificazione rivisitati dal Sig. Pino per ottimizzare le singole produzioni.

Azienda Pozzo Viverone. L’invenzione del signor Pino

Elisa, prima di assaggiare i tuoi vini, parlami dell’Erbaluce di Caluso, il vino più conosciuto del Canavese.

“Erba e Luce. Vitigno la cui coltivazione, da queste parti, si perde nella notte dei tempi. Un insieme di profumi di campo con sentori erbacei (Erba) e i luminosi riflessi verdolini (Luce).  Vino con freschezza spiccata adatto ad essere abbinato a parte della cucina canavesana come zuppe e frittate. La sua “morte? Risotto con le rane

Altro discorso è quel gioiello enoico che passa sotto il nome Erbaluce di Caluso Passito.  Appassimento sui graticci dei grappoli migliori di erbaluce per poi “pazientare” per almeno cinque anni (versione riserva) in pregiate botti di rovere. È sempre un capolavoro quando lo imbottigli”.

Gli assaggi

Riporto nello specifico i più rappresentativi segnalando di seguito gli altri:

– REIRÍ” ERBALUCE DI CALUSO DOCG SPUMANTE METODO CLASSICO, vendemmia 2016. 36 mesi sui lieviti, sboccatura fine 2020. Perlage fine, l’approccio gustativo è tagliente e diretto. Di buona persistenza. Ottimo, voto 88/100;

-REIRI’ ERBALUCE DI CALUSO DOCG. Vino bianco secco vendemmia 2019. “Reirì” in dialetto piemontese significa “diradare”, ovvero eliminare alcuni grappoli così che la vite concentri su quelli rimasti la maturazione, i profumi ed i sapori. Lindo con gradevoli profumi di erbe balsamiche, fiori bianchi. Al palato non banale. Ottimo, voto 89/100;

Azienda Pozzo Viverone. Gringaia, passito di Uva Rara

-L’ARBAT ERBALUCE DI CALUSO PASSITO DOC RISERVA. Vendemmia 2015. “L’arbat” in piemontese significa stare al sole, come i grappoli baciati dal riverbero dei raggi. Del sistema di appassimento, vinificazione ed affinamento ne ha parlato già Elisa. Brillante ambrato. All’olfatto un caleidoscopio intenso di nuances. Al palato dolce quanto basta con sinuosa verve acida. Equilibrato ed armonico. Eccellente, voto 91/100

-GRINGAIA, passito da Uva Rara. Stesso procedimento dell’Erbaluce Passito. Gringaia in dialetto piemontese è il viticcio con cui la vite si aggrappa ai fili di ferro per crescere slanciata verso il cielo. Dorato ambrato. Regala all’olfatto un ventaglio fruttato e floreale racchiuso in una accattivante speziatura dolce. Dolcezza ravvivata da freschezza. Eccellente, voto 93/100. Unico!!!

Altri assaggi:

-REIRI’ SPUMANTE DI QUALITA’ METODO CHARMAT. Prodotto con Erbaluce di Caluso, spumantizzato in autoclave per circa 9 mesi. Buono, voto 86/100;

-REIRI’ ERBALUCE DI CALUSO DOCG. Vino bianco secco vendemmia 2020. Campione di botte. Ottimo, voto 89/100;

-MASERA CANAVESE ROSSO DOC. Gli uvaggi sono Barbera, Freisa, Cabernet, Nebbiolo. “Masera”, in dialetto, è il tipico muro a secco in pietra. Vino che sa di vino. Buono, voto 86/100.

Entrare nell’Azienda Pozzo ti dà la sensazione di essere accolto nella Storia contadina di queste terre. Elisa e Claudia come alfiere della salvaguardia delle tradizioni e della tipicità dei loro vini. E poi quell’anfiteatro sulla collina, il sogno delle due donne del Vino. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 28 giugno 2021

Azienda Pozzo
Via Gattinara, 22 – 13886 Viverone (BI)
tel.: (+39) 0161 98433

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