La verticale di Lamole

Lamole di Lamole: da un progetto, un incontro e una verticale: la sua storia vinicola.

Da un progetto della cara amica Roberta Perna per conto dello Studio Umami di Firenze, nascono  una serie di appuntamenti per promuovere “la conoscenza e la cultura dei vini italiani dal lungo percorso”.

È Roberta Perna che illustra il progetto: ”Nasce come appendice di Life of Wine, evento interamente dedicato alle vecchie annate. Prima tappa: ‘Viaggio nelle età del vino e nei sapori‘, che vede coinvolta l’Azienda Lamole di Lamole di Greve in Chianti rappresentata da Alberto Ugolini, brand ambassador del Gruppo Vinicolo Santa Margherita (di cui fa parte l’azienda Lamole di Lamole) e dall’enologo Andrea Daldin”.

UNA TRADIZIONE LUNGA 70 ANNI

A parlare è stato Alberto Ugolini: “A scoprire le potenzialità produttive di Lamole – un borgo frazione di Greve in Chianti – furono per primi i Romani che portarono in altura le coltivazioni della vite e dell’olivo individuando nella posizione, nella perfetta esposizione e insolazione, nelle caratteristiche di un anfiteatro naturale protetto a nord dal Monte San Michele e rivolto al mar Tirreno, il luogo ideale per le attività agricole.

Gli organizzatori: da sinistra Alberto Ugolini, Roberta Perna, Simone Loguercio e Andrea Daldin

Nel Medioevo, la produzione assunse un’importanza ancora maggiore tanto che Lamole venne protetta da un Castello eretto dalla famiglia fiorentina Gherardini nel 1350 Resa famosa dalla produzione di essenza di giaggiolo (l’Iris fiorentina) apprezzata alla corte di Caterina de’ Medici in Francia, la tradizione di qualità – che trovava e trova chiaro esempio nella complessa rete dei terrazzamenti – venne proseguita nei secoli successivi e ancora nell’Ottocento, Lamole veniva indicata da pubblicazioni dell’epoca come una delle “culle” del Chianti di qualità.

Infine , nel 1993, la tenuta “Lamole di Lamole” è entrata a far parte di Santa Margherita Gruppo Vinicolo che immediatamente ha proceduto al recupero dei vecchi vigneti, al ripristino delle loro caratteristiche originarie, alla ricostruzione manuale dei terrazzamenti per molto tempo abbandonati (così da combattere l’erosione dei suoli), alla piantumazione di ginestre, giaggioli ed altre essenze autoctone”.

Storia simile ad altre che ci riportano  agli episodi che costellano l’intera area del Chianti, in continua e lenta evoluzione. La fase contadina, la mezzadria ed infine gli investimenti tendenti a salvaguardare un patrimonio unico, esclusivo.

IL TERRITORIO

“Il suolo di queste “lame” è contraddistinto in larga parte dal caratteristico “macigno chiantigiano”, composto di albarese e galestro, ricco di manganese e ferro. Terreni molto permeabili che costringono la vite a cercare in profondità l’acqua per il proprio nutrimento acquisendo contemporaneamente un ricco patrimonio minerale.  A “Lamole di Lamole” vengono coltivati gli autoctoni del Chianti – sangiovese, canaiolo, malvasia nera e trebbiano toscano (quest’ultimo riservato per la produzione di Vino Santo) – e alcuni internazionali come cabernet sauvignon, merlot, petit verdot e alicante”.A parlare di seguito è stato l’enologo Andrea Daldin da oltre un decennio presente in Azienda. Perché il vino nasce in vigna e calpestarla si capiscono le sfumature nei calici.

IL FUTURO

Dall’agosto del 2014  è in “prima linea” nella cantina storica di Lamole di Lamole, un effetto “a contrasto”: la botte a uovo.  Prodotta dalla tonnellerie francese Taransaud, con sede a Cognac, è stata progettata e pensata per dare un tocco di novità ai “legni” che sono al centro del processo di affinamento e invecchiamento dei vini di maggior pregio.. Si tratta di una sperimentazione, l’attenzione alle nuove tecnologie.

LA DEGUSTAZIONE VERTICALE

Ma, come sempre, è stata la degustazione, la verticale di sei annate scelte volutamente tra alcune problematiche, per far capire un particolare viaggio nelle età del Chianti Classico. Di rado le aziende pongono all’attenzione degli addetti ai lavori il difficile compito e impegno nel lavorare la vite e produrre vino. Sono le vendemmie “difficili” ad aprirci alla cultura aziendale, capirla e condividere la complessità e problematicità.

Il sottoscritto

È stato il neoeletto Miglior Sommelier d’Italia AIS, Simone Loguercio del Ristorante Konnubio (location dell’incontro), a guidare la verticale.

Chianti Classico Riserva vendemmia 2014

Note aziendali generali:  Sangiovese e Cabernet Sauvignon insieme a Merlot  in piccola parte.  350 – 550 mt.s.l.m.  SISTEMA DI ALLEVAMENTO: Cordone speronato e archetto chiantigiano La vinificazione avviene in vasche di acciaio di piccole dimensioni con intervento di lieviti selezionati in grado di resistere alle alte gradazioni, una macerazione di 12-16 giorni a temperatura controllata (24 – 26 °C) e mirati rimontaggi e delestage. Dopo 6 mesi in acciaio il vino matura per circa 2 anni in botti di rovere.

Le mie considerazioni: vendemmia molto problematica con tanta pioggia che il terreno non riusciva a drenare creando tutte le complicazioni del caso. Devo dire che mi sono trovato distante dall’esposizione del sommelier. Il vino si è presentato flessuoso, pronto, senza la “grinta” del Chianti Classico conosciuto. Grande lavoro in cantina, nel rispetto del disciplinare Bio,  per presentarlo comunque con una definizione aromatica accettabile, tonicità e fusione attendibile. Buono, voto 87/100

Chianti Classico Riserva vendemmia 2012

Note aziendali: Vendemmia in conversione Bio. Sangiovese e Canaiolo.

Le mie considerazioni: Carattere gourmet per questa annata, adatta per i tradizionali abbinamenti della cucina chiantigiana e quindi gradevole. La ricchezza tannica ha comunicato un’immediatezza fruttata che ha stimolato la beva contagiosa. Ha sfiorato l’eccellenza. Ottimo, voto 89/100

Chianti Classico Riserva vendemmia 2005

Note aziendali: Annata calda con abbondanti piogge. L’inizio della conversione Bio. L’annata più problematica del primo decennio anni 2000.

Le mie considerazioni: Versione più gustativa che complessa. Ha colpito, nonostante le evidenti difficoltà, la fedeltà al profilo chiantigiano. Ottimo, voto 88/100

Chianti Classico Riserva vendemmia 2001

Note aziendali: Ritocchino e Giropoggio come allevamento sui terrazzamenti della vigna di provenienza: Campolungo. Vinificato nella nuova cantina.

Le mie considerazioni: 17 anni portati bene. Altra musica. Profilo che ha rivelato potenza e progressione. Vino atteso con fiducia che non ha tradito. Eccellente, voto 90/100

Chianti Classico Riserva vendemmia 1999

Le mie considerazioni: Questa vendemmia si è trovata tra la 2001 e la successiva 1995. Ne abbiamo parlato poco: ha patito le vicinanze. Tessitura fine che alla fine ha convinto. Ha espresso con buona disinvoltura la mineralità ferrosa dei terreni. Carattere del tocco. Ottimo, voto 89/100.

Chianti Classico Riserva vendemmia 1995

Note aziendali: Sangiovese 100%. Uve dalla vigna di Campolungo. Solo Botti grandi. Vinificazioni lunghe tradizionali.

Le mie considerazioni: 23 anni. Una grande sorpresa. La profondità tannica di partenza risolta dagli anni in leggerezza e agilità. Un’annata iscritta “nella lentezza dell’affinità”. Ovvero il tempo che ha dettato la cadenza della maturità. Eccellente, voto 92/100.

Metterci la faccia presentando annate complicate non è da tutti: Chapeau a Lamole di Lamole.

Urano Cupisti

 

Lamole di Lamole

Via di Lamole

Greve in Chianti (Fi)

Tel: 055 9331256

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