Nel mio percorso di approfondimento della zona di Montefalco non poteva di certo mancare la visita alla Cantina Arnaldo Caprai, ormai conosciuta in tutto il mondo come ambasciatrice del Sagrantino.

La storia di questa azienda inizia nel 1971 quando Arnaldo Caprai acquista 45 ettari a Montefalco. Nel 1988 il figlio Marco prende in mano le redini dell’azienda e la mette a regime lanciando un progetto di valorizzazione del vitigno autoctono di questa zona: il Sagrantino.

Oggi l’azienda si estende per ben 150 ettari, di cui 136 di superficie vitata, dove vengono coltivate diverse varietà di uve principalmente Sagrantino, Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon per i rossi, e Grechetto, Chardonnay e Sauvignon per i bianchi.

L’azienda, nel portare avanti il progetto di valorizzazione del Sagrantino, struttura una collaborazione con l’Istituto di Coltivazioni Arboree della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano e del Parco Tecnologico dell’Umbria.

Arnaldo Caprai. Vigna del Roccolo

Siamo nei primi anni Novanta quando inizia il percorso di ricerca delle piante madre, dalle quali si sono ricavati quei cloni che nel 1994 sono andati a costituire due impianti sperimentali, dove vengono paragonate le caratteristiche delle piante allevate a Palmetta (tradizionale sistema di allevamento della zona con densità di 1700 piante per ettaro), con altre  forme di allevamento innovative come il Guyot ed il Cordone speronato coltivati a diverse densità di impianto.

L’impianto si trova di fianco all’ingresso della cantina, ed è stato molto interessante non solo poterlo vedere ma anche ascoltare tutti i dettagli tecnici spiegati in maniera magistrale dalla Sommelier Professionista, Wine educator dell’azienda Irene Bececco, che mi ha catapultato nella filosofia aziendale fondata su tre concetti fondamentali: Innovazione, Tradizione e Territorio.

Arnaldo Caprai. Vigneti

L’azienda Caprai, infatti, recupera da questo territorio e dalla sua tradizione questo  meraviglioso vitigno che “legge” in chiave moderna a cui affianca l’innovazione, attraverso la sperimentazione continua. L’obiettivo è quello di dare nuovo lustro a questo vino, rispettando le sue origini ma applicando nuove tecniche sia in vigna che in cantina, per rendere concrete le sue grandi potenzialità.

Gli assaggi

Il viaggio nel mondo Caprai iniziato nei vigneti, passato per la bottaia si è concluso al tavolo di degustazione, dove Irene mi ha guidato nell’assaggio delle etichette più rappresentative dell’azienda:

Grecante, Colli Martani Grechetto Doc, 2019

Cuvée Secrète, Umbria Bianco Igt, 2018

Vigna Flaminia Maremmana,Montefalco Rosso Doc, 2018

Montefalco Rosso Doc 2017

Montefalco Rosso Riserva Doc, 2015

Collepiano, Montefalco Sagrantino Docg, 2015

Valdimaggio, Montefalco Sagrantino Docg, 2015

25 anni Montefalco Sagrantino Docg, 2014

Sagrantino Passito, Montefalco Sagrantino Docg

La curiosità mi ha portato a cercare una vecchia annata dell’etichetta più conosciuta e apprezzata di questa azienda, mi riferisco al 25 anni Montefalco Sagrantino Docg. Sono riuscito ad acquistare in una enoteca del territorio la terza annata in commercio di questa speciale edizione, anno 1997.

Bottiglia stappata accuratamente cinque ore prima, per dare modo al vino di esprimersi al meglio ma anche per vivere la sua trasformazione.

Il colore è quasi imbarazzante, impenetrabile, rosso rubino profondo, intenso, con una leggera unghia aranciata, molto luminoso segno inequivocabile di una bellissima vivezza.

Al naso esprime un frutto ancora croccante, ma allo stesso tempo spiccano sentori terziari importanti come il cuoio, il sottobosco ed il tabacco, con una inconfondibile chiusura “al cioccolato “!

In bocca è equilibrato, imponente con un tannino ancora presente e scalpitante che mi fa comprendere quanto questo nettare sia “ un eterno giovanotto”  … insomma quel Peter Pan che tutti vorremmo essere ma che soprattutto vorremmo trovare nel bicchiere.

Il mio voto è 99/100 solo perché mi auguro di potertelo degustare tra dieci, venti anni e dare 100/100!

La forza di questo vitigno, espressione massima del territorio è indiscutibile, dovrebbe essere molto più conosciuto ed apprezzato perché è parte della squadra dei Grandi Rossi d’Italia!

Emiliano Penco