“Tra i filari di viti con foglie colorate d’autunno che salgono la sommità della collina sannita, in una terra generosa, dove tutto ha un gusto unico ed inconfondibile, si può scoprire ancora che alcuni prodotti nascono dall’amore per la terra, dall’impegno, dalla tradizione”. Sembra l’inizio di un opera letteraria anche se di presentazione si tratta.
Castelvenere nel Sannio (Bn), Antica Masseria Venditti, produttori di vino da generazioni in un territorio a fortissima vocazione vinicola situato tra i monti del Matese e del Taburno.
Una lunga tradizione di famiglia che ha condotto a produrre vini biologici già dal 1988 e senza solfiti aggiunti dal 2013 in un impegno costante nel rispettare Terra e Persone.
Sono arrivato alla Masseria Venditti in un mattino autunnale atteso da Nicola Venditti, proprietario ed enologo.
Il racconto di Nicola Venditti
«Al primo posto nella strategia aziendale la Qualità, nel rispetto delle tradizioni, seguendo tutta la filiera dalla cura della vigna, alla trasformazione dell’uva in vino, fino all’imbottigliamento e la vendita».
A dispetto dell’atmosfera di culto che circonda la produzione, Nicola resta un vignaiolo umile e sorridente. L’assetto aziendale è rigorosamente familiare anche se la sua personalità mostra determinazione radicale.
«Ti voglio mostrare come ho inteso organizzare il lavoro pensando alle radici di questo territorio e salvaguardarne l’identità».
Tutto avrei immaginato ma non di trovarmi di fronte ad una vigna-laboratorio organizzata in ogni minima parte. Vigna-laboratorio, museo della biodiversità e dell’arte contadina.
Arrivare fino a qui ne è valsa la pena proprio per calpestare questa vigna che definirei “scolastica” dove capire passato, presente e futuro della viticoltura sannita. Èstata pura emozione passeggiare tra i filari ed ascoltare direttamente da Nicola le spiegazioni riguardo le tipologie dei vitigni allevati ed apprendere le fasi della vita della pianta durante tutto l’anno.
L’Uva Barbetta
“Isola di cultura del vino”, vero e proprio percorso esperienziale tra filari di vitigni alcuni noti (aglianico, greco, falanghina, coda di volpe, fiano), altri meno noti (barbetta, piedirosso, mangiaguerra, ariatico, olivella, uva lunga, grieco nero e bianco, cerreto, agostinella) infine quelli provenienti da altre zone d’Italia come (montepulciano e bombino). Una vera e propria rappresentazione “in scala” dei vigneti aziendali.
«A proposito di questa Isola di cultura del Vino sai perché uno dei vitigni presenti si chiama “barbetta”? Subito dopo il flagello della fillossera, siamo alla fine del 1800, tra le tante varietà di vitigni nuovamente reimpiantati su piede americano ce n’era uno che produceva uva particolarmente buona a detta dei viticoltori di allora. Fu identificata come l’uva di Venditti, un mio antenato, soprannominato “Barbetta” per via della barbetta che soleva portare. Fu così che l’uva di Venditti, detto “Barbetta”, divenne poi, più semplicemente “uva Barbetta”.
La confusione con il Barbera piantato da queste parti, dopo il successo a livello nazionale negli anni ’50, fece si che si creasse nel Sannio un confronto campanilistico tra le due uve a favore del vitigno locale. Si pensò allora di chiamarlo Barbera Barbetta. Con molta tenacia, passione e fede l’Antica Masseria Venditti ha continuato a coltivare un vigneto del vecchio Barbera Barbetta le cui gemme furono prese dal campo sperimentale di Castelvenere ed innestate su selvatico in una vigna nel 1968. Dopo fortunose vicende il vino è tornato sulla scena con una produzione “cru”, finalmente col suo nome di origine “Barbetta”».
La produzione
Torniamo all’azienda vinicola di oggi. Parlami dei vigneti, della cantina, della produzione.
«L’attenta gestione dei vigneti con potature invernali, sovesci, potatura verde per regolarizzare la produzione, rese molto basse, permette di avere da metà settembre a fine ottobre grappoli sani e maturi per la raccolta ancora effettuata a mano. Coltivo tutti i vigneti in regime biologico allo scopo di ottenere un prodotto genuino e sano, nel pieno rispetto delle caratteristiche del terroir».
«All’inizio del 2000 ho rinnovato tutto il centro aziendale con la costruzione della nuova cantina e fatto importanti investimenti tecnologici. La vinificazione è unicamente effettuata in serbatoi d’acciaio senza avvalersi di contenitori di legno».
«La produzione attuale si attesta intorno alle 50.000 bottiglie annue per 10 etichette tra rossi e bianchi. In ogni bottiglia proposta c’è un po’ della storia dell’Antica Masseria Venditti ed ogni vino è la nostra vita e come tale va conosciuto, degustato, ascoltato per coglierne i segreti. Con i tempi che stavano mutando la mia azienda ha saputo adeguarsi, unendo alla “umanità” dell’antica metodica, la “razionalità” della moderna tecnologia».
Gli assaggi
Era arrivato il momento della verità, il momento in cui le parole lasciano il posto agli assaggi, il momento delle traduzioni: la degustazione.
Nicola mi ha fatto accomodare in un ambiente tipico, rurale, allo stesso tempo informale. Un ambiente intimo, arricchito dai quadri utilizzati per la grafica delle etichette e del packaging, creazioni di Donna Lorenza, al secolo Lorenza Verrillo Venditti, moglie di Nicola. Ambiente ideale per l’assaggio, la degustazione di sette delle dieci etichette in produzione.
– Vient e Voria bianco 2017. Trebbiano 50%, Falanghina 30%, Coda di Volpe 20%.
Così la presentazione di Nicola: «È un vino che ha la facoltà di evocare pensieri profondi, prodotto con uve maturate al sole e asciugate dai venti di grecale e ponente».
Un vino nitido, ampio nella sua complessità olfattiva con una sua specifica naturalezza espressiva. Ottimo, 87/100
– Vandari Falanghina 2017. Falanghina 100%. Da subito definito “intrigante” anche per il nome stesso.
Così la presentazione di Nicola: «Il nome Vándari proviene dall’antico contado di fondazione longobarda che ha dato le origini al paese di Castelvenere nel VII secolo. Vándari è anche il luogo in cui fonti storiche e leggenda si fondono, è infatti indicato come luogo natio di San Barbato nell’anno 602. San Barbato convertì i Longobardi del Ducato di Benevento al Cristianesimo, mettendo fine ai culti pagani delle streghe e idolatra dell’albero di noce e della vipera».
Profilo olfattivo di frutta gialla matura con imprecisate note vegetali. Sorso sapido con buona lunghezza. Ottimo, voto 88/100
– Assenza 2017 Vino Biologico Senza solfiti aggiunti. Falanghina 100%.
Così la presentazione di Nicola: «Il progetto Assenza nasce con la vendemmia 2013 dopo anni di sperimentazioni e microvinificazioni. L’ambizioso progetto è nato con il preciso intento di offrire ai consumatori già attenti nei confronti del biologico, un vino che va oltre, che cònfuta ogni canone ed ogni paradigma del mondo della vinificazione. Assenza è un vino biologico certificato, prodotto senza solfiti aggiunti, senza enzimi e senza lieviti selezionati».
Ecco un esempio di vino coinvolgente. Interpretazione di finezza aromatica e palato che mette in risalto il carattere generoso del terroir. Giudicato ancor prima di conoscere il suo iter in cantina. Eccellente, voto 90/100
– Bacalát bianco 2017. Falanghina 50%, Grieco 30%, Cerreto 20%.
Così la presentazione di Nicola: «Il nome Bacalát proviene dal cognome dei vecchi possessori della vigneto che gli antenati della Famiglia Venditti acquistarono a fine ‘800. Parte della famiglia viaggiò in America alla ricerca di lavoro, dopo alcuni anni fecero però ritorno ed acquistarono il vigneto dalla famiglia Bacalát, probabilmente di origine francese. Il vigneto di produzione di Bacalát è uno dei più antichi della Famiglia Venditti, reimpiantato nel 1972».
Dal comparto olfattivo proviene una tentazione seduttiva, al sorso una progressione di sapore per un bianco rigoroso. Eccellente, voto 90/100
– Vient e Voria rosso 2017. Sangiovese 50%, Barbera 30%, Aglianico 20%.
Così la presentazione di Nicola: «È un vino che ha la facoltà di evocare pensieri profondi, prodotto con uve maturate al sole e asciugate dai venti di grecale e ponente».
Presenza olfattiva incredibilmente fragrante di bacche rosse, fragoline di bosco. Non male al palato con buona acidità e tannicità. Ottimo, voto 88/100
– Marraioli Aglianico 2016. Aglianico 100%.
Così la presentazione di Nicola: «Il nome Marraioli proviene dalla località di ubicazione del vigneto nel comune di Castelvenere. Uno dei vigneti più antichi della Famiglia Venditti, reimpiantato negli anni 80».
Ho riscontrato un tocco di selvatichezza aromatica e una struttura tannica serrata garanzia di longevità. Eccellente, 91/100
– Assenza rosso 2019. Barbetta 100%.
Così la presentazione di Nicola: «Vino biologico certificato, prodotto senza solfiti aggiunti, senza enzimi e senza lieviti selezionati. Del vitigno Barbetta ne abbiamo parlato in precedenza».
La riscoperta di vitigni quasi perduti mi ha, da sempre, affascinato e forse, lo ammetto, nel punteggio sono stato influenzato da questo. Tocco aggraziato dei profumi condiviso con un profilo in parte speziato. Il vino ci guadagna in immediatezza. Ottimo, voto 89/100.
Inoltre, durante la cena seguita alla degustazione ho assaggiato:
– Marì bianco 2016. Eccellente, voto 90/100
Così la presentazione di Nicola: «Il nome Marì è un omaggio e tributo a mia madre. È un vino in tiratura limitatissima ottenuto seguendo rigorosamente i metodi di lavorazione e l’uvaggio di Falanghina, Grieco di Castelvenere e Cerreto utilizzati dai nonni negli anni ‘60. Le uve dopo essere diraspate, vengono vinificate con le bucce per 15 giorni senza controllo delle temperature. Dopo la svinatura vengono eseguiti diversi travasi senza subire alcun processo di stabilizzazione e filtrazione».
– Bosco Caldaia 2011. Eccellente, voto 91/100. (Pensierino nell’assaggio e non espresso: affinarlo in legno no?)
Così la presentazione di Nicola: «Il nome Bosco Caldaia proviene dalla località di ubicazione del vigneto nel comune di Castelvenere in cui nell’800 vi era un florido bosco riservato alla caccia ed al legname. Alla fine dell’800 fu completamente disboscato manualmente in seguito ad un attacco di cavallette. Alle famiglie partecipanti al disboscamento, furono assegnate 31 are che furono impiantate con i migliori vitigni autoctoni. La particolarità di questo vino è nell’uvaggio di Aglianico, “Montepulciano” e Piedirosso direttamente nel vigneto reimpiantato nel 1980 in quanto le uve vengono raccolte e vinificate insieme».
Nicola Venditti è riuscito a preservare la memoria della cultura dei vignaioli, divenirne custode di antichi vitigni, alfiere del biologico, responsabile di un bagaglio di tradizioni con il compito di continuare la secolare tradizione. Proseguire per la direzione giusta, forte, tortuosa ma piena di soddisfazioni. Chapeau!
Urano Cupisti
Assaggi effettuati il 12 ottobre 2020
Antica Masseria Venditti
Via Sannitica 120
Castelvenere (Bn)
Tel: 0824 940306