In pochi luoghi si va degustare così volentieri come a Montepulciano: la bellezza del luogo, la gentilezza ed efficienza degli organizzatori, tutto concorre a creare le migliori condizioni per una gradevole e proficua esperienza

Risulta quindi più naturale apprezzare la qualità media dei campioni presentati, e la loro espressione dell’unicità del carattere della denominazione, pure a fronte di qualche perplessità.

La vivacità del territorio trova riscontro nella evidente dicotomia di stili, con alcuni Vino Nobile annata 2012 scarichi di colore (pure piuttosto evoluto), sottili, relativamente acidi, aspiranti ad una olimpica, classica eleganza, saltuariamente in debito di nerbo per l’invecchiamento che sarebbe lecito attendersi. A confronto con altre etichette dal colore profondo, alcoliche, tendenti alla surmaturazione, monolitiche nell’espressione fruttata, molto estratte e conseguentemente soggette all’influsso del legno usato dell’affinamento.

Non mancano i vini ben disegnati in entrambi gli stili. Di conseguenza, con le legittime differenze (di terroir e di impostazione) tra le aziende; con la variabilità connessa alla possibilità dell’assemblaggio con vitigni internazionali/migliorativi; nell’acquisto di un Vino Nobile di Montepulciano si possono avere gradite sorprese su versanti opposti dell’equilibrio gustativo e della “filosofia” di produzione, ma è bene sapere a priori che cosa si desidera, nonché farsi consigliare da un rivenditore esperto.

Talvolta, entrambe le tendenze sopra riportate sono state a volte spinte alle estreme conseguenze: con qualche vino stanco, dalla beva poco slanciata e opprimente, con profumi indebitamente evoluti o annichiliti dalle note di legno. In quei casi, la polpa fruttata caratteristica della denominazione si è un po’ persa, insieme alla robustezza dell’impianto tannico e acido che doveva assicurare potenziale di longevità. Ma si tratta di eccezioni.

Una maggiore reticenza aromatica sarebbe in generale più tollerabile per le Riserve, naturalmente predisposte a dare il meglio di sé dopo qualche anno. Peraltro, le (legittime) scelte dei produttori dilazionano le uscite dei vini: rendendo difficile una valutazione oggettiva della tipologia. Comunque, solo in qualche occasione il cimento della calda (torrida…) annata 2011 non è stato superato senza remore: forse a causa della scelta del momento della vendemmia: da qualcuno anticipata per mantenere l’acidità, da altri ritardata appunto per conseguire la piena maturità fenolica.

Tra i Vino Nobile annata, con grandi nomi come Boscarelli, Avignonesi e Poliziano presenti con vini di buona struttura ma in debito di affinamento in bottiglia, bene Le Berne (di stile meno moderno del consueto, buona la corrispondenza aromatica naso-palato, sapido e slanciato); Godiolo (ancora chiuso ma di bella spinta acida); Valdipiatta (naso sfumato tra confettura di prugna e toni balsamici, bocca ben integrata, dal fresco finale); La Ciarliana (di imperioso – al solito – impianto tannico, con un interessante futuro); Romeo (palato leggermente alcolico ma ben disegnato).

Selezioni e Riserve sugli scudi: Bindella con I Quadri 2012 (leggermente evoluto al naso, ma di bella compiutezza al palato); ancora Valdipiatta con il Vigna d’Alfiero stessa annata, ancora reticente ma avvolgente e di bel grip tannico; il Damo di Montemercurio 2009, con naso spinto verso una maturità un po’ insistita, ma bocca ben integrata, con equilibrio e struttura non pesante; e la piacevolissima sorpresa della Ris. Il Fattore 2010 di Nottola, succosità accattivante e vero carattere di Sangiovese che si arricchisce e si articola con l’ossigenazione al di là del frutto più diretto verso note floreali e di humus.

Vini caratterizzati, gradevoli, stilizzati, affascinanti sia per l’appassionato più smaliziato come per chi cerca l’immediatezza fruttata; riuscite che mantengono questa denominazione all’altezza dei valori che le competono.

Riccardo Margheri