Un Banco d’Assaggio “incredibile”
Otto bottiglie rese anonime attendono di essere scoperte dagli assaggiatori dei Banchi d’Assaggio del Corriere del Vino. Solo due persone sono al corrente “di che cosa si tratta” ma non partecipano alla degustazione. Uniche certezze: si tratta di 7 campioni italiani e 1 non italiano, 6 monovitigni e 2 blend.
La disposizione degli assaggi senza alcuna logica (vendemmia, progressione dei territori, annate a scendere o salire, ecc…). Solo le proprie capacità sensoriali e i calici. Le penne scorrono di continuo riportando appunti su appunti. La luce attraversa la materia e fa nascere in noi immagini, piaceri. Lo stimolo verso la sensazione o viceversa. Una cascata di reazioni all’olfattivo e al gustativo che scatena il “percepire” qualcosa. Diceva Èmile Peynaud “Si entra nel campo edonistico, passando dal piacere personale (“mi piace”) al piacere generale (”è buono”).
Gli sguardi si intrecciano nella speranza di ricevere consensi con le sole espressioni delle sopracciglie. Si “respira” nel silenzio l’attenzione per meglio percepire, analizzare, comprendere. I nasi immersi nei calici alla ricerca “nei cento odori”. Le papille solleticate da polialcoli, acidi, sali minerali e tannini. Le differenze di memoria, di cultura, di esercizio evolvono misurando gli odori ed il gusto.
È arrivato il momento delle prime domande. Quante Regioni italiane sono presenti? La risposta: 4. Siamo nel Nord, al Centro, al Sud? Risposta: Centro-Nord. Il Vino non italiano? Risposta: francese.
Adesso il silenzio è decisamente “rotto”. Ci si confronta, corregge, L’esercizio, la memoria e l’esclusioni hanno il sopravvento. Le schede sono pronte. Solo due vini sono stati individuati. Gli altri apostrofati con “forse si tratta di” “mi ricorda quel”. Calcolo delle probabilità.
Restano sul tavolo le schede con gli appunti gustativi e sensoriali. Vediamole nei dettagli:
Il Soldaccio di Montevertine 1997. Chianti Classico di Radda in Chianti. Sangiovese, Canaiolo, Colorino. 12,5%. Un vino che l’Azienda non produce più. Si è presentato con un manto marrone scuro sempre compatto. Ha roteato nel calice con consistenza. Al naso l’impatto è quello dei vini di “vecchia annata”. Le ossidazioni hanno prevalso sulla complessità costituita dai secondari e terziari che hanno faticato a mostrarsi. Al palato è risultato tutt’altra cosa. Ancora “vivo” con i tannini eleganti, le acidità in equilibrio con i polialcoli e finale di tutto rispetto. Onore al merito. Voto
runello di Montalcino Tenuta Silvio Nardi 2006. Sangiovese “grosso”. 14,5%. Uno dei Brunelli che compie il proprio affinamento sia in barriques che botte grande. Granato di media trasparenza. La frutta in confettura apre ai sentori speziati, balsamici, pepe nero, noce moscata. La progressione al palato mostra la sua eleganza nei tannini ma anche nella vena fresco-sapida. Finale abbastanza lungo con i ritorni speziati. Voto
Cont’Ugo Tenuta Guado al Tasso 2011. Bolgheri. Merlot 100%. 14%. La prima vendemmia messa in commercio da questa tenuta bolgherese. Un Merlot particolare di difficile individuazione. Marca nettamente il territorio. Là dove il Marchese Incisa della Rocchetta non riuscì con questo vitigno nei lontani anni ’60, il Marchese Antinori ed il suo staff hanno ottenuto un esito vincente. Rosso purpureo si è presentato sulle pareti dei calici con un manto resistente. Al naso molto intenso con una complessità ricca di nuances. Composta di more e prugne, china, felce e spezie balsamiche. La struttura al palato è d’impatto “dolce”, con i giusti spigoli dell’età giovanile. Qualche asperità per la sua esuberanza ma con finale lungo. Da risentire con qualche anno di affinamento in più. Per adesso Voto
Teroldego Rotaliano della Cantina di Mezzocorona Trento 2013. Teroldego 100%. 13%. Ci ha fatto “chiacchierare” parecchio questo Teroldego un po’ fuori dagli schemi inserito tra un Merlot particolare ed il successivo Amarone. Confuso, non individuato ma di buon livello. Rubino, fruttato con amarene sotto spirito in evidenza, spezie scure, rosa canina. Morbido, tannini un po’ dolciastri, media consistenza. Di facile beva. Voto
Amarone Proemio Cantina Santi 2006. Corvina 65%, Rondinella 30% e Molinara 5%. 16%. Il classico Amarone di una volta arricchito da una vendemmia eccellente. Il tipico colore introduce un insieme olfattivo di grande finezza. Anice stellato, muschio, pepenero si fondono con i profumi dell’appassimento molto penetranti. Al palato strutturato, compatto e denso con un finale molto lungo. Possedere un titolo alcolometrico-volumico oltre il 16% e non sentirlo. Voto
Gattinara “Le Castelle” Azienda Antoniolo 2006. Nebbiolo 100%. 14%. Un Gattinara dal percorso secondo disciplinare. 24 mesi in botti da 500 lt. (tonneaux), 12 mesi in grandi botti di rovere e 10/12 mesi di affinamento in bottiglia. Tutto questo per un vino dal colore granato intenso con riflessi rubino. Olfatto decisamente sugli speziati con sfumature vanigliate. Al palato il tannino è risultato elegante e la chiusura è stata su note sapide. Anche questo vino ha fatto parlare molto. Il Nebbiolo, nell’espressione Gattinara, ti confonde in particolare se non hai l’allenamento della sua bevuta. Se mancano i ricordi il Nebbiolo ti tradisce. Voto
Bourgogne Hautes-Cotes de Nuits. Domaine Nudant 2009. Pinot Noir. 12,50%. Un Pinot dell’Alta Costa che ha dimostrato tutta la tipicità di “quell’Alto territorio borgognotto”. Eccellente nella sua tipicità e provenienza. Rubino luminoso, naso abbastanza complesso dove si notano i ribes e i piccoli frutti di bosco. La speziatura non è invadente ed il legno si percepisce appena. Al palato equilibrato, con tannini fini e ritorni fruttati. Medio lungo. Voto
Rossese di Dolceacqua, Azienda Rondelli. Imperia (Liguria). 2014 Migliarina-Tramontina (Rossese). 13,50%. Completamente fuori dalle righe della degustazione. Impensabile con quel suo colore quasi chiaretto. Giovane in tutte le sue caratteristiche. La nota marcante è stata la sua mediterraneità che pochi vini italiani hanno così ben spiccata. Il territorio d’Imperia è la naturale continuità di quello della Provenza (o se preferite il contrario, non cambia l’essenza del ragionamento). Naso modulato su note fruttate e floreali. Al palato una vibrante sapidità in equilibrio con l’avvolgente morbidezza. Fresco e di facile beva. Vinificazione tradizionale, reso un po’ più strutturato con un passaggio in tonneaux. Voto
La degustazione è un atto intellettuale, culturale, ampiamente didattico che “si espliciata nell’espressione delle sensazioni percepite”. Il suo linguaggio ci aiuta a conoscere e conoscerci, a comprendere e comprenderci, ad apprezzare e apprezzarci. Questi i valori dei Banchi d’Assaggio del Corriere del Vino.
Urano Cupisti