Breve storia di cinque Cabernet italiani

È arcinoto che i Cabernet (Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc) siano tra i vitigni più “chiacchierati” che esistano. Sicuramente sono quelli più conosciuti anche tra i neofiti. Una volta nella vita, direttamente o indirettamente, se ne è sentito parlare.

Negli ultimi trent’anni è stato il Sassicaia il vino più ricordato come simbolo dell’eccellenza italiana e guarda caso deve il proprio successo ai Cabernet.

Il Cabernet Sauvignon di origine certa nel Bordeaux, con i suoi affascinanti aromi e la propria vivacità decisa. Più facile trovarlo in purezza anche se ama l’abbraccio con il Merlot, il suo quasi omonimo Cabernet Franc e ultimamente il Petit Verdot.

Il Cabernet Franc, che trova la sua massima espressione nella parte centrale della Valle della Loira, ricopre il ruolo di ottimo partner nel blend “taglio bordolese” con il più austero Cabernet Sauvignon.  Estremamente difficile trovarlo vinificato in purezza con il suo profumo pulito e la marcata carica balsamica inconfondibile. Questo vitigno che dona un Vino Franco viene associato (errore) al Carmenère e addirittura si parla come progenitore, insieme al Sauvignon Blanc, del Cabernet Sauvignon. Gli enostorici ricordano che nel Medioevo, da un incrocio spontaneo tra Cabernet Franc e Sauvignon Blanc, ebbe vita il Cabernet Sauvignon.

Noi dei Banchi d’Assaggio di Corriere del Vino abbiamo voluto testare sei campioni italiani (tra cui un intruso) per capirne le loro peculiarità. Abbiamo escluso volutamente i blend soffermandoci sulle vinificazioni in purezza e sulle capacità d’invecchiamento. Ne è venuto fuori un Banco, anzi un SpecialBanco, didattico, affascinante che ci ha messo a “dura prova” soprattutto nell’individuare quell’intruso così ben nascosto. Bottiglie con etichette coperte come di consuetudine. Il fascino della scoperta, della interazione, influenza reciproca, l’agire tra l’assaggiatore e il vino. Questi i risultati:

Kalos 2003. Azienda il Calepino. Cabernet Sauvignon 100% della bergamasca. Val Calepio (Bg). Un vino di ben 13 anni, oltre cinque-sei anni il suo normale percorso di vita. Colore virato sul mattone con ancora ottima consistenza. Naso con qualche osiidazione avanzata impercettibile al palato dove freschezza sapidità e forza tannica ancora in equilibrio con l’apporto calorico e i polialcoli. Lunga persistenza. Voto 87/100

Magnificat 1997. Drei Donà Tenuta La Palazza. Cabernet Sauvignon 100% da Massa di Vecchiazzano – Forlì. Superbo Cabernet Sauvignon, sublime, eccelso. Il produttore ricorda che i suoi “magnificat” hanno la capacità d’invecchiare fino a 25 anni senza alcun cedimento. Questo “giovane ventenne” ha risposto appieno alle indicazioni aziendali. Colore granato, naso “colto”, palato incredibilmente in equilibrio. Lungo, lungo. Chapeau! Voto 94/100

Perticaia 2003. Azienda Perticaia di Guido Guardigli. Sagrantino 100%. (L’Intruso) Un Sagrantino di Montefalco diverso, dalle caratteristiche particolari che provengono da quella porzione di territorio posta a Sud-Ovest del Paese di Montefalco in località Casale. Vini che risentono dell’idroclima del lago di Bolsena, distante ma influente. Questo 2003 si è presentato con un colore granato, naso su sentori di fragola e legni orientali. Al palato la sua diversità: tannini vivaci ma non troppo, fresco, sapido e discreta morbidezza. Percorso in cantina con lieviti indigeni, alcoolica e malolattica in inox, 36 mesi di affinamento (come vuole il disciplinare) diviso in 12 mesi in legno, 12 mesi in inox, 12 mesi in bottiglia. Diverso dagli altri sagrantini e ben nascosto nei nostri assaggi. Voto 88/100

Dedicato a Walter 2008. Azienda Poggio al Tesoro (Allegrini) Cabernet Franc 100%. Bolgheri (Li) Uno dei pochissimi Cabernet Franc vinificati in purezza esistenti nel campionario dei vini italiani e non solo. Un vino che incanta. Del resto la zona di Bolgheri  non è nuova a svelare incantesimi. Dopo la consacrazione dei Cabernet in blend è stata la volta dei Merlot. Adesso è la volta dei Cabernet in purezza dei  Petit Verdot e non ultimi i Syrah. Dedicato a Walter si è presentato con il suo manto rubino scuro, roteando nel calice con molta persistenza. Al naso una complessità su note di prugne e cassis avvolti in un manto speziato calibrato. Al palato morbido ma dinamico, caldo ma fresco, sapido e nobilmente tannico. Voto 94/100

Tasca Tenuta Regaleali 2011 Cabernet sauvignon 100%. Sicilia. A completare i territori italiani dove il Cabernet Sauvignon riesce ad esprimersi. Giovane, decisamente giovane. Anche al sorso dove i tannini vispi lo rendono ancora non perfettamente affinato. Il voto forse lo penalizza. Voto 85/100

Cor Romigberg 2000. Tenuta Alois Lageder. Cabernet Sauvignon quasi in purezza. (una piccola percentuale di Petit Verdot).  Magrè in Alto Adige. Un grande campione questo Maso Romigberg. Granato inchiostrato, naso importante con sensazioni boschive e vegetali  e spezie dolci. Al palato ottimo equilibrio tra le componenti accompagnato da tannini regali. Persistente. Chapeau! Voto 93/100

Dall’assaggio di questi vini ne è venuto fuori che le diversità registrate avvalorano la tesi, in cui credo fermamente, che le varietà sono fortemente condizionate dalle zone, dai suoli e dai microclimi. Non basta memorizzare odori e sapori standard. Da questa sera ne siamo maggiormente consapevoli e persuasi.

Urano Cupisti