Una vendemmia a macchie di leopardo, con zone che rispondono meglio ed altre che hanno qualche sofferenza in più. Questo emerge in un tour, che muove dal Piemonte fino alla Sicilia, tra diverse aziende italiane e una voce dalla Francia.

Tutti concordi sul fatto che quest’anno è stato torrido, ma anche se questo clima ha interessato tutta la nostra penisola, non si può generalizzare e creare una previsione che uniformi tutte le varie realtà, ma per fare un resoconto più generale, ci siamo rivolti all’enologo Emiliano Falsini, le cui consulenze spaziano in molte aree della Penisola.

«Il quadro è meno drammatico di come spesso è stato descritto – ci spiega Falsini salvo situazioni nell’entroterra Chianti classico, zone, quelle, che hanno maggiormente sofferto per la siccità. In queste condizioni difficili è stata molto importante la gestione del terreno, l’applicazione di tecniche per mantenere l’umidità e l’utilizzo d’irrigazione, che hanno preservato il terreno dall’inaridimento».

In generale, ha sottolineato l’enologo toscana, c’è poca uva: in Maremma quasi il 50% in meno, in Umbria ed Emilia almeno un 30% e al sud per ora un 20% in meno, escludendo da queste previsioni l’Etna dove ancora non si è vendemmiato.

«Qualitativamente – conclude Falsini – escluderei macchie di forte sofferenza per blocco di maturazione, a causa del caldo, si ha una qualità superiore. Quest’anno non ci sono bruciature sugli acini, né appassimenti o marciscenze, come quelle verificatesi l’anno scorso. Quest’anno il clima è stato caldo in maniera costante ed uniforme e l’uva ha sofferto meno. Prevedo che sarà un annata forse più da rossi che da bianchi perché calda, ma nel complesso è andata bene, Soprattutto perché le ultime piogge hanno cambiato molto lo scenario iniziale. Nel complesso la definirei un’annata migliore rispetto al 2011».

 

Se percorriamo l’Italia da nord a sud notiamo molte differenze. Claudio Fenocchio, titolare dell’omonima azienda a Monforte d’Alba, ci parla di un’annata buona ed un’estate perfetta,  suggellata da queste ultime piogge che hanno pulito l’uva e sono stata una manna per i nebbioli.

Spostandoci in Toscana, nella provincia di Siena, Luca De Ferrari, titolare dell’azienda Poderi Boscarelli, a Cervognano di Montepulciano, ci racconta di una vendemmia atipica e imprevedibile, con una maturazione a macchia di leopardo, che richiederà molta attenzione nella raccolta.

Il Moro di San Giovanni, comune di San Giovanni d’Asso, nella Val d’Orcia (che produce sole uve bordolesi) e Colle Santa Mustiola, a Chiusi (che produce soltanto Sangiovese) andranno in vendemmia come di consueto soltanto ad ottobre.

«Agosto siccitoso, che ha messo a dura prova e aveva rallentato la maturazione fenolica nella prima quindicina di agosto, ma un po’ le piogge dell’ultima parte di agosto e soprattutto aver seguito i principi della coltivazione naturale, che tende a lasciare la chioma fogliare rigogliosa, è stato provvidenziale, questa ha creato un ombrellone naturale, che ha protetto gli acini e le uve hanno raggiunto un buon livello di maturazione, senza grossi problemi», ha dichiarato Piergiorgio Castellani, amministratore dell’omonima azienda che ha sede in Valdera e che vanta cinque tenute in Toscana, nella zona vicino a Terricciola e nel Chianti classico.

Per Maurizio Iannantuono, titolare di Podere La Chiesa, a Terricciola: «L’andamento particolare di quest’annata ha richiesto maggiore attenzione rispetto al solito in quanto il lungo periodo di siccità ha imposto scelte di lavorazione differenti rispetto allo standard. Prima che cominciassero le precipitazioni il grado zuccherino era accettabile ma la maturazione complessiva dell’uva non soddisfacente e quindi, la certezza di aver fatto un buon lavoro nel corso dell’anno li ha messi nella condizione di avere vigne in buona forma e senza situazioni di stress, per questo hanno deciso di rischiare e di attendere fino al raggiungimento della situazione ottimale».

Da Badia di Morrona, sempre a Terricciola, spiegano che l’andamento invernale/primaverile era stato già particolare, con un fine inverno particolarmente secco ed un inizio primavera molto irregolare, che aveva portato ad un ritardo nella crescita vegetativa. Per fortuna le piogge e le temperature più regolari verificatesi da Fine Agosto (e finora) hanno permesso di ripartire con slancio su una pianta comunque sana e le previsioni di questi giorni sono positive su un alto livello qualitativo, pur con delle rese mediamente del 10% inferiori. In generale, però, si riscontra un ritardo sulla tabella di marcia, avendo raccolto solo lo Chardonnay ed il Merlot delle vigne più giovani, per poi dedicarsi al Vermentino e poi ancora ai rossi.

Nella Doc Montescudaio, a pochi chilometri dal mar Tirreno, le impressioni vendemmiali ci vengono da Stefano Moscatelli, enologo dell’azienda Pagani de Marchi, a Casale Marittimo, Provincia di Pisa: «La vendemmia è iniziata con il merlot, riscontrando già un 50% in meno, rispetto all’anno passato e così anche per il resto. La più scarsa vendemmia che abbia mai fatto quantitativamente, ma qualitativamente, molto buona. Ci parla di un vermentino splendido, anche se vendemmiato presto come tempo, nella norma. La vendemmia è anticipata ma l’uva è matura, anche se poca per la siccità, ed avendo piovuto solo ad aprile, i chicchi sono piccoli».

In Umbria, si è riscontrata una vendemmia sicuramente anomala, come ci spiega Roberto di Filippo, titolare con la sorella Emma di una bella realtà a Cannara. Il periodo siccitoso ha pregiudicato quantità e in molti casi anche la qualità. Ora le recenti pioggie hanno migliorato la situazione, ma se perdurassero potrebbero peggiorarla innescando marciumi.

Scendendo al sud, in Basilicata, Pasquale Lunati dell’azienda Taverna, ci parla di una vendemmia anticipata (di dieci giorni, rispetto al 2011), iniziata il 18 agosto. La resa di uva – al momento – fa registrare una diminuizione di circa il 20% rispetto al 2011. Dapprima si sono vendemmiate le uve bianche Moscato, Traminer e Pinot bianco, poi i rossi, il Syrah, il Primitivo e il Merlot, poi il Montepulciano ed il Cabernet, a fine mese il Greco e a fine ottobre l’Aglianico. Le uve sono sane, con la consueta alta concentrazione zuccherina: da 20 a 23 gradi. In queste notti di settembre si registrano le prime escursioni termiche, tanto gradite a chi come noi vuole esaltare anche il bouquet di ciascun vino.

Spostandoci in Francia, per la precisione alle porte della città di Lagrasse nella regione del Languedoc-Roussillon,Chateau Pech-Latt (azienda che produce vini bianchi, rosé, rossi e dolci a base grenache noir, ovviamente tutto Bio), Philippe Mathias, l’enologo, ci ha parlato di una vendemmia 2012, molto incoraggiante: «La quantità è leggermente superiore al 2011, sempre restando moderati, con meno di 40hl/ha. L’inverno è stato molto secco e abbiamo cominciato la primavera con poca riserva di acqua nel suolo, eravamo molto preoccupati. Fortunatamente la primavera è stata mite con temporali (senza grandine). L’estate è stata molto calda, ma non secca, con dei piccoli rovesci di pioggia all’inizio di luglio e fine agosto, che hanno permesso alle vigne di non soffrire eccessivamente il calore. Tuttavia ci sono state delle lievi ustioni su quei grappoli che erano in pieno sole. Lo stato di salute è eccellente, la muffa stava minacciando alcune vigne verso maggio e giugno, ma siamo riusciti a tenerla sotto controllo. Ha comportato maggiori problemi ad agosto un attacco di eudemis, c’erano molte larve, che ci hanno costretto a trattare alcuni punti e la situazione è rientrata. Ora raccogliamo i bianchi e la vendemmia dei rossi comincerà la settimana prossima, credo che sarà un’ottima annata se la meteo sarà favorevole. In generale le vigne sono belle e hanno un bell’equilibrio».