Cosa c’è di meglio di una foto per raccontare una storia? quello che fa Francesco Anichini è proprio questo. Una fotografia dei genitori che felici e sorridenti portano le uve appena raccolte verso sicuramente la cantina dove le trasformeranno in vino

Questa immagine che raccoglie serenità ed amore deve essere il quadro che Francesco ha sempre visto nella sua infanzia e che lo hanno naturalmente portato a diventare, nel tempo, un vignaiolo. La poesia non inganni, però, e non ci lasci andare lontano dalla realtà di una piccola, ma dinamica azienda che si chiama Vallone di Cecione. Siamo nelle colline di Panzano nel cuore del Chianti Classico Gallo Nero, a cavallo tra le province di Siena e Firenze. Otto ettari complessivi quasi equamente divisi tra vigneti e olivi ad 460 metri sul livello del mare. Gli Anichini producono (grazie alle 700 piante) un ottimo olio extra vergine di oliva dai classici toscani Frantoio, Moraiolo, Leccino e Pendolino (le maggiori cultivar della regione). Ma soprattutto, per noi del Corriere del vino, due interessanti etichette (troverete la degustazione nell’apposita sezione del giornale): il Chianti Classico DOCG ed il Campo dell’Orzo IGT Toscana rosso.

I terreni che definiscono il podere – spiega Francesco – sono dominati dalla vecchia casa colonica con torretta, risalente al XIV secolo, dove viviamo. L’azienda deve il suo nome, appunto, a Cecione che è una piccola zona nella quale sorgono anche altri due poderi, e da Vallone, antico nome di un campo che scende dalla casa verso il fondovalle dove, fin dai tempi antichi nasceva un ottimo vino”.

Sono oltre tredici anni, dal 2001 infatti, che Francesco Anichini si occupa a tempo pieno dell’Azienda Agricola continuando ad avvalersi dell’irrinunciabile aiuto dei genitori. Questa giusta integrazione tra tecniche agricole moderne e tradizione vinicola dà vita al Chianti Classico Vallone di Cecione, un vino che può vantare una tipicità produttiva e una qualità di ottimo livello.

Non bisogna dimenticare neppure che Francesco ha fatto una scelta biologica da tempo ed è in corso la conversione biologica. Lasciamo a lui la spiegazione: “Per la prevenzione delle malattie che possono colpire la vite, vengono utilizzati prodotti a base di rame e zolfo in dosi minime e spesso sostituiti da propoli e altri prodotti del tutto naturali. Per quanto riguarda invece gli olivi, questi non subiscono alcun trattamento, grazie all’assenza nel nostro territorio di malattie capaci di danneggiarne i frutti. Per l’arricchimento del suolo, sia per la vite sia per gli olivi, dove questo manifesta carenze di sostanza organica, da ormai molti anni viene piantata la “favetta” che dopo la trinciatura e l’interramento cede azoto e altre sostanze vitali per il terreno”.

L’azienda ha inoltre anche due appartamenti per un sano relax in un luogo delizioso, tra vino, olio e un paesaggio unico al mondo.

Riccardo Gabriele