Si può paragonare un premio Nobel a un Master of Wine?

In senso assoluto no, ma relativamente al proprio ambito di interesse una qualche similitudine si può trovare. In questo senso il programma del Progetto Vino di Collisioni 2015, a soli tre anni dalla partenza, si può dire che abbia eguagliato i risultati della parte dedicata alla letteratura e alla musica, che sono l’anima del Festival che dal 2009 anima il piccolo centro di Barolo.

Quest’anno sul palco i big sono stati Sting e Mark Knopfler per la musica, mentre per la letteratura il Nobel sudafricano Wole Syinka, Daniel Pennac e Jay McInerney, senza dimenticare gli ospiti di casa nostra, da Capossela a Carla Fracci, passando per Mauro Corona, Renato Zero, Andrea Scanzi, Fedez, Gigi D’Alessio e tanti altri. Altrettanto valido, dicevamo, il parterre del progetto vino, curato come sempre dal suo ideatore Ian D’Agata e rinforzato quest’anno, tra l’altro, da una folta presenza del progetto Vinitaly International Academy curata da Stevie Kim. Le degustazioni, molto più numerose dello scorso anno, sono state guidate da un numero triplo di ospiti rispetto alla precedente edizione che rappresentavano probabilmente l’intero mondo dal punto di vista della critica enologica, del giornalismo specializzato e dell’area business.

Da personaggi come il Master of Wine Pedro Ballesteros Torres a giornalisti di massima importanza per il mercato asiatico come Jeannie Cho Lee a capo di Le Pan Magazine (Hong Kong), passando per figure chiave come Nicola Munari (Chef Sommelier al ristorante Taillevent di Parigi, 2 stelle Michelin – Francia), Yang Lu (Direttore Vino della Corporate/Group Shangri-La Hotel e Resort – Cina) e Jeremy Ennis (Sommelier dell’Hotel/Resort Westin Harbour Castle – Canada).

Non mancava anche una folta rappresentanza di esperti italiani, da Fabio Turchetti a Francesca Ciancio, da Andrea Gori ad Alessandro Masnaghetti, poi Chiara Giovoni e altri, fino al Corriere del Vino rappresentato da Fabio Ciarla. Un mix di comunicatori e operatori, per un approfondimento su temi specifici, dal vitigno al Consorzio, che di certo porterà frutto. Sono già numerosi, infatti, i commenti positivi sia per l’evento sia per la scoperta di realtà difficili da far penetrare nel nei canali mainstream delle grandi fiere. Il bello, e il buono, di Collisioni anche nel Progetto Vino sta probabilmente nella capacità di dare tanto in così poco spazio. In effetti Barolo nei giorni del Festival è sottoposto ad una pressione umana notevole, sono in tanti a voler partecipare e per quanto l’organizzazione faccia il massimo a volte non tutto riesce alla perfezione (da rivedere sicuramente le vie di comunicazione in uscita dal paese durante gli incontri sul palco principale), ma si tratta comunque della cifra di un successo che si ripete ogni anno.

Lo scorso anno Ian D’Agata ci aveva raccontato come la spinta verso l’internazionalizzazione fosse arrivata, forte, dagli stessi ospiti e il progetto si è ampliato proprio in questa direzione. La richiesta era stata di assaggiare più vini? E D’Agata ha accontentato i suoi ospiti, con quattro giorni di degustazioni e visite, da Barolo a Canelli con le cattedrali sotterranee, gli esperti hanno davvero potuto fare un viaggio ricco di spunti interessanti. Ora starà all’Italia enoica, fatta di aziende e di istituzioni, saper sfruttare al meglio questo seme, o questo “Messaggio in bottiglia” come recita il claim dell’edizione 2015 di Collisioni, per ampliare la presenza sui mercati internazionali.

Fabio Ciarla