In cui ritrovare quel perduto piacere di riappropriarsi di riti e tradizioni quasi sepolte e il gusto di ricette dai sapori schietti e veraci

“Il sogno per molti di noi è la fonte di emozioni inattese e di stupore, ma può essere un’irrinunciabile miniera di occasioni creative”. Parafrasando Wilde sul senso della vita, si potrebbe sintetizzare così l’essenza di “Masseria Guida”, un’oasi felice ai piedi dello “sterminator Vesevo”.

È il sogno di un fanciullo divenuto realtà; il sogno di un bambino cresciuto a contatto con la campagna; la realizzazione dei disegni di Giorgio Guida, forse inconsciamente iniziati quando, da piccolo, si divertiva a perdersi tra i rovi di quei campi, austeri e affascinanti assieme, e tra i ruderi di un’antica masseria borbonica a pochi passi da casa. Solo distese, brezza, sfumature di un azzurro terso… ma per Giorgio l’emozione più forte resta il ricordo dell’aria, di un odore netto, quello della terra, dell’erba e del fieno, al quale rimane negli anni indissolubilmente legato. Un rapporto che, nonostante i decenni trascorsi in giro per il mondo (per lavoro), è talmente profondo da richiamarlo alle proprie origini sulle quali decide di porre le basi dell’attuale resort. Acquistato il casolare nel 2007, lo ristruttura con l’intento di preservare l’originaria vocazione del complesso, dedito alla produzione del vino e alle tipiche attività della routine contadina dell’entroterra napoletano.

Ed infatti, varcare la soglia della Masseria è come aprire una porta chiusa su un microcosmo oramai dimenticato e trovarsi di fronte un armonico connubio tra valori culturali, antiche usanze, benessere e gusto. Le camere dell’antica Masseria, cui la modernità e l’accurato design hanno aggiunto il massimo confort, diventano un luogo per pochi eletti (tre le stanze), dove si ha l’impressione di vivere una vita già vissuta da altri, più comoda ma non meno intrigante. È un luogo ideale per il viaggiatore desideroso di provare emozioni differenti, di ritrovarsi in un habitat che già “gli appartiene” per il semplice fatto di aver scelto di immergersi in un piccolo (grande) mondo da aprire.

Un mondo capace di narrare il suo passato, le sue vicissitudini attraverso gli ambienti in cui si articola: dalla sala ristorante al bar, dall’angolo vino al giardino di erbe aromatiche, ogni dettaglio richiama alla mente consuetudini trascorse, rilette e valorizzate da un attento restauro e dalla sconfinata passione del titolare. Così, se la vecchia bottaia custodisce oggi selezionate etichette che fanno capolino da un pavimento in vetro, l’angolo dedicato al “nettare degli dei” si presenta come un rifugio dalla quotidianità, con pochi tavoli e un’ambientazione che richiama, con stile, le osterie di un tempo.

La cucina è una interpretazione quotidiana di elaborazioni ben riuscite, attente ad offrire le risorse della terra in cui si opera, non senza aprirsi ad argute e piacevoli contaminazioni con ricette e ingredienti del resto d’Italia o dei Paesi vicini. Ed infatti, protagonisti del menu sono i prodotti della campagna coltivati direttamente in masseria: pomodori del Piennolo, cuore di bue, tigrati, zucchina di San Pasquale, zucca trovano la più alta espressione nell’Orto, il piatto simbolo del locale (una variazione di ortaggi e verdure, in base alla stagionalità.

Nel periodo autunnale, il piatto è la sintesi dei frutti di un terreno vulcanico baciato dal sole: fagottino di scarola farcito con fagioli di Controne; involtino di verza con magro di vitello; cappella di champignon ripiena del suo stelo; cuore di carciofo stufato con olive e pane cafone. Il tutto servito su un crumble di cacao amaro, con un insalatina croccante di asparagi, funghi e cavolo).

Ma la Masseria Guida è anche un luogo in cui ritrovare quel perduto piacere di riappropriarsi di riti e tradizioni quasi sepolte, di recuperare una giovale convivialità, il gusto di ricette dai sapori schietti e veraci, e la saggezza degli “uomini di campagna”. È proprio attorno a quest’ultima figura – perno del manage familiare di un tempo – che nasce la “Casa del Massaro”, in cui l’arredamento ripropone la classica ambientazione dei poderi partenopei: una cucina a vista fa da sfondo a tavoli sociali, a piatti dalla ceramica spessa e resistente, alla credenza della nonna dalla quale attingere, già solo con lo sguardo, suggestioni e ricordi di una fanciullezza andata. E da qui, abbandonarsi ad un percorso enogastronomico marcatamente e inconfondibilmente campano; non già una mera rassegna di piatti tipici, ma una vera e propria sinestesia…nulla di stonato, nulla di più fedele ai “leggendari” racconti di contadini che, terminato il lavoro, si riunivano attorno al focolare in attesa del pasto: un saziante pane cotto, condito con olio extravergine di oliva.

Rispettoso del carattere borbonico del complesso, l’arredamento è essenziale e curato assieme; occhieggia al contesto in cui sorge, prediligendo materiali come pietra lavica, ferro e il legno solo laddove impiegato dai potenti Regnanti. Ad allietare l’esperienza presso la Masseria contribuiscono l’ospitalità del personale, la cordialità e professionalità del direttore di sala (e sommelier) Daniele Briola, la capace mano dello chef Basilio Avitabile.

Si scopre, pertanto, un posto in cui è facile e quasi spontaneo adattare il proprio ritmo a quello naturale della terra, divertendosi nel ricercare prelibatezze che sono quintessenza di storie di vita, di animo e dalle quali prendono avvio sentieri lontani…

Manuela Mancino