Assaggi stimolanti, intriganti, avvincenti

Non una sfida a cavallo con tanto di lancia e scudo ma un confronto tra vini prodotti da uve che hanno la mediterraneità nel loro Dna.  Andiamo con ordine.

La sfida a cavallo ci stava tutta visto che la sede è stata la “magnifica” Sala Dante ricca di affreschi a tema cavalleresco dipinti da Azzo di Masetto. Tra l’altro campeggia proprio un tema da “sfida”: due cavalieri, uno su di un cavallo bianco contro l’altro su cavallo nero.

Ma il confronto ha permesso di valutare i vini nella loro territorialità diversa, con quella mediterraneità che li accomuna. Mediterraneità diretta per i vini de La Clape, indiretta per la Vernaccia.

Diretta perché i vitigni francesi, tra cui il Bourboulenc, si trovano sul mare, tra la città di Narbonne e il Golfo del Leone.

Indiretta perché il territorio di San Gimignano è un’area caratterizzata da un clima mediterraneo con suoli di origine pliocenica, risalenti a 6,8- 1,8 milioni di anni fa. Formatisi sui depositi marini, dal punto di vista viticolo-enologico, conferiscono la sapidità  ai vini che ne derivano.

Rosemary George, scrittrice e critica del vino inglese, alla quale è stata affidata l’organizzazione e la conduzione dell’evento, nell’introduzione ha voluto rimarcare la vicinanza del Mediterraneo e l’influenza marina sui vini di questi due territori.

Sei vini di produttori diversi ed annate differenti de La Clape componenti la 1° batteria a confronto con sei Vernaccia di San Gimignano di altrettanti diversi produttori ed annate dissimili componenti la 2° batteria. Ne è venuta fuori una degustazione  stimolante, intrigante, avvincente.

1° batteria

La Clape AC le Marin 2016. Domaine Sarrat de Goundy. Il nome Le Marin a ricordarci il vento che soffia da sud, sud-est. Il nostro Scirocco. Paglierino smagliante, olfatto giocato su note agrumate. Al palato un sorso tondo e beverino con chiusura nitida. Un bell’inizio alla scoperta del Bourboulenc! Ottimo, Voto 87/100

La Clape AC La Brise Marine 2015. Château la Négly. 60% Bourboulenc e 40% Roussanne. Tre mesi sulle fecce.Anche questo dedicato al vento che soffia da sud. Paglierino dai riflessi dorati. Nitidi profumi ricchi di sensazioni marine. Bocca fornita da abile freschezza. Persistente nel finale. Ottimo, Voto 89/100

La Clape AC Cuvée Aimé da Coigny 2015 Château Mire l’Etang. 50% Bourboulenc e 40% Roussanne, 10% altri. Tre mesi sulle fecce. Paglierino dorato. Profumatissimo al palato mi ha donato una spiccata sapidità. Ottimo, Voto 87/100

La Clape AC Cuvée Henry Lapierre 2015. Château Rouquette sur Mer. Un uvaggio di Bourboulenc, Roussanne e Viognier. Paglierino marcato. Al naso intenso e complesso con secondari e terziari in progressione. Al palato ottimo equilibrio con evidente nota fresco-sapida supportata da evidenti polialcoli. Vino ben articolato che sfiora l’eccellenza.Ottimo, Voto 89/100

La Clape AC La Centaurée 2014. Château Pech-Redon. 80% Bourboulec e 20% Grenache blanc. Diverso dagli altri campioni. Passaggio in tonneaux per 12 mesi. La ricerca di francesizzare lo spigoloso bourboulenc. Paglierino dorato il naso è risultato avvolto da sensazioni marine su delicate note boisé. Morbido e fresco, caldo e sapido. Intrigante Il vino che ha creato mormorio in sala. Ottimo, Voto 89/100

La Clape AC Grand Vin 2006. Château d’Anglès. L’eccellenza nel calice. Bourboulenc 60%, Grenache Blanc 30% e Roussanne 10%. Percorso in barriques per 24 mesi. Francese nell’anima. Stravolge il concetto di vinificazione tradizionale dei bianchi de La Clape. Dorato, bouquet ben variegato giocato su floreali, fruttati e speziati avvolgenti. Al palato sostanzioso sapido e fresco . Ottimo equilibrio e persistenza. Insomma quello che si definisce un eccellente vino. Eccellente, Voto 91/100

 

2° batteria

Vernaccia di San Gimignano Docg 2015. Il Lebbio. La Vernaccia di apertura, diretta rappresentante del suo territorio. Al naso note fragranti di frutta a polpa bianca. All’assaggio vena fresco-sapida in evidenza e finale minerale. Buono Voto 86/100

Vernaccia di San Gimignano Docg Vigna a Solatio 2015. Casale Falchini. Realtà storica di San Gimignano. Paglierino con riflessi dorati. Bouquet floreale che hanno ceduto il passo ad intensi profumi tropicali. Bilanciate morbidezze con sapidità e freschezza. Lunga persistenza. Ottimo, Voto 88/100

Vernaccia di San Gimignano Docg Riserva 2014. La Lastra. Nei miei giudizi ha sfiorato l’eccellenza. Il passaggio in legno al 50% gli ha donato una struttura di vino alla francese. Preparato per durare nel tempo. Ottimo Voto 89/100

Vernaccia di San Gimignano Docg Fiore 2014. Montenidoli. Inox e cemento la scelta aziendale per un vino semplice, pulito. Così lo è stato all’assaggio. Bocca decisa con una verve fresco-sapida equilibrata da polialcoli ben presenti. Ottimo, Voto 88/100
Vernaccia di San Gimignano Docg Vigna ai Sassi 2010. Tenuta Le Calcinaie. Conduzione biologica. Buon vino ma mi aspettavo di più. Nitide note minerali, spiccata acidità  con ritorni fedeli all’olfatto. Buono, Voto 86/100

Vernaccia di San Gimignano Docg. Hydra 2009. Il Palagione. Paglierino acceso (legno?). Note fruttate di polpa gialla, toni salmastri  a rivendicare la mediterraneità. Eccellente confronto con i vini de La Clape. Impianto gustativo che apre sulla freschezza per chiudere sulla sapidità. Il vino che mi ha richiamato nuovi sorsi. Eccellente, Voto 91/100

Confronto che, sotto alcuni aspetti oltre gli aggettivi già riportati, definirei appassionante.

I vini de La Clape, enclave poco conosciuta, e la Vernaccia di San Gimignano reinterpretazione e rinascita di vini da antico vitigno. Tentativo di ammorbidire i vini ventosi del Golf du Lion e la registrazione della continua espansione con standard qualitativi in crescita per la Vernaccia.

E l’Ambasciatore fiorentino, nella sua Sala, ad ascoltare gli applausi dei presenti. Con chi si confronterà la Vernaccia di San Gimignano nel 2018? Chapeau!

Urano Cupisti