Vini buoni dalla Maremma

Più volte ho rimarcato la mia appartenenza a quel filone di pensiero che giudica i vini non dal loro legame ad agricolture biologiche, bio-dinamiche o “naturali”, ma bensì dal risultato in bottiglia che mi fa esclamare: “questo vino è buono”, aggiungendo sempre “ se poi è ottenuto con metodi meno invasivi ancora meglio” .

Perché ho voluto ricordare questo mio pensiero?

Ci sono state alcune degustazioni interessanti, piacenti, significanti che mi hanno portato ad esclamare “Questi vini sono veramente buoni”. Poi, alla fine della degustazione, mi hanno raccontato la loro Storia “naturale, biologica, bio-dinamica”. E ne sono stato felice.

L’Azienda Poggio Cagnano si trova nella Maremma toscana, a circa 450 mt d’altitudine nell’area collinare di Manciano. Un terroir che ben conosco seguendo lo sviluppo del Consorzio di Tutela Vini della Maremma Toscana. Terroir, quello di Manciano, diverso dagli altri, quasi di montagna, con alle spalle l’Amiata e di fronte il mare dell’Argentario. Microclima particolare con forti escursioni termiche che incidono sui vini che risultano alla fine eleganti e fini, con alta capacità d’invecchiamento.

Sangiovese “maremmano”, Ciliegiolo, Cabernet Sauvignon e Merlot  con il bianco “Vermentino” (anche questo maremmano) sono i vitigni allevati frutto di rese molto basse che danno origine ad una produzione limitata, di nicchia.

Ho incontrato l’enologo Francesco Petacco, conosciuto in un’altra realtà vitivinicola della valle del fiume Magra (la Lunigiana),  durante l’evento annuale Summa ’17 in Alto Adige.

“ Vedi Urano, qui a Poggio Cagnano, lavoriamo con attenzioni che definire “maniacali” è poco. Pensa agli affinamenti: vengono cuciti addosso al vino come un abito sartoriale e sono frutto della collaborazione con la Tonnellerie de l’Ardour, che ci permette di avere legni diversi per ogni varietà al fine di esaltarne le caratteristiche e preservarne le sfumature”.

“L’elevage di un vino in fusti di rovere è un passaggio essenziale, permette di purificarlo, di far evolvere i suoi aromi e di completare la sua struttura grazie all’apporto di tannini esogeni”.

Niente è lasciato al caso a Poggio Cagnano, dalla potatura seguendo i dettami di Simonit e Sirch arrivando, come risultato, ad un forte abbassamento del “mal dell’esca”, alla conduzione agricola rispettando la microflora e microfauna all’interno di un equilibrio governato dal concetto di “bosco”: ne concimazioni ne tantomeno trattamenti.

Ma veniamo alle degustazioni:

Selvoso 2014. Ciliegiolo, Merlot e Sangiovese. Incantevole complessità aromatica frutto del blend. Il palato si snoda nel segno di una lunga persistenza e rimandi olfattivi. Ottimo Voto 88/100

Arenario 2013. Cabernet Sauvignon, Merlot, Sangiovese. Fruttati e speziature all’olfatto, trama tannica convincente in un contesto di freschezza-sapidità e polialcoli che sorreggono l’equilibrio. Ottimo Voto 89/100

Altaripa 2014. Sangiovese 100%. La risposta è che questo vino appartiene alla classe degli “interessanti”. Nonostante la vendemmia definita problematica, eccelle in dolcezza seduttiva. Forse non avrà mlunga vita ma adesso  è Eccellente. Voto 90/100

Ho assaggiato anche un Vermentino campione di vasca e un Cabernet Sauvignon 2014 di tutto rispetto.

“Ora che hai assaggiato i campioni, dati i tuoi giudizi, ti parlo di Conversione biologica. È stata una scelta naturale vista la fortunata combinazione di fattori ambientali”.

Musica per le mie orecchie. Francesco era scatenato. Mi ha parlato di omeopatia applicata, propoli e ortica, fitostimolatori. L’ho lasciato parlare e poi…

“Grazie per avermi fatto assaggiare dei vini buoni”.

Urano Cupisti