Sempre e comunque un successo!

L’arte dell’ arrangiarsi è d’obbligo e se manca il servizio guardaroba o il tuo nome non è registrato all’arrivo alla degustazione non è principio di disorganizzazione. È la Fivi. Non può essere diversa. Chiedi ad un amico produttore se può ospitare il soprabito e il cappello, pazienti un attimo all’ingresso della sala degustazioni e tutto è risolto al meglio, senza problemi.  È la Fivi.

“Cinque anni sono già un piccolo traguardo che testimonia come FIVI stia crescendo nei numeri, nella partecipazione, ma anche nella percezione che i consumatori hanno di noi”. Vero. Lo capisci e percepisci ai tavoli nei dialoghi ed assaggi tra i potenziali acquirenti ed i produttori. “La conclusione della nostra annata di vigna e di vino”.

Poi le premiazioni senza tanti “fronzoli”, in un clima amichevole. Quest’anno, per la cronaca, il Premio Vignaiolo dell’anno 2015 è stato assegnato a Elisabetta Fagiuoli, Montenidoli-San Gimignano “per l’importanza della sua figura di vignaiola”. Già, vignaiolo o vignaiola. Il termine che racchiude in se l’anima di appartenenza a questa Federazione. Essere vignaioli significa essere artigiani del vino, depositari di quelle tradizioni familiari che lavorando onestamente sono rispettosi della terra, delle semplici operazioni di cantina e vendono i propri prodotti direttamente senza intermediari.

A volte capita che qualcuno vada oltre; ed allora l’espulsione dalla Federazione è immediata. Questa è la Fivi e solo accettando le sue convinzioni e regole puoi visitarla al meglio e capirla.

“Ma che Vinitaly o ProWine, questa è la sede del Vino Onesto!” Così mi saluta un caro amico e collega ormai devoto ai principi della Fivi. Noto nel suo sorriso la felicità del raggiungimento del suo eden. Come tradirlo.

Siccome sto dalla parte del Vino Buono inizio il mio lento peregrinare tra i tavoli alla ricerca di alcuni “buoni bicchieri”. Salto i più noti e vado alla ricerca dei nuovi, quelli che non ho mai recensito nelle edizioni precedenti ed inizio a riportarli scegliendo il loro vino che maggiormente mi ha colpito.

Haderburg, azienda spumantistica di Salorno (Alto Adige). Millesimato 2005, solo chardonnay. Una gran bella realtà che percepisci in questo particolare calice. Un millesimo interessante con una carbonica finissima. I fiori e la frutta dello chardonnay avvolto nei profumi dei lieviti che virano verso una patisserie importante. Freschezza e piacevolezza al palato con una buona persistenza. Voto La Quinta della Fivi a Piacenza

Borgo delle Oche da Valvassone (Friuli). Igt Venezia Giulia Sauvignon. Il Sauvignon che rispecchia la tipicità del Friuli o se preferite il sauvignon friulano nel calice. Paglierino, naso importante su toni di peperone verde classico. Al palato equilibrio tra freschezza, sapidità con media alcolicità e polialcoli non invadenti. Buona la persistenza. A calice vuoto il Sauvignon è marcante. Voto La Quinta della Fivi a Piacenza

Casteldelpiano, dalla Lunigiana. Melampo 2011. Il Pinot Nero toscano di Montagna. Vecchia conoscenza, sempre un piacere berlo. Voto La Quinta della Fivi a Piacenza

Pieve de Pitti da Terricciola (Pisa). Azienda new entry con un vasto campionario di vini che vanno dai bianchi Vermentino e Trebbiano toscano ai rossi tradizionali toscani da Sangiovese in purezza o insieme a Canaiolo e Malvasia, ai blend con Merlot e al Syrah che tanto ama quel particolare territorio. Syrah 2011. Colore intenso, impenetrabile che ruota nel calice con la sua importante consistenza lasciando tracce di morbidezza sulle pareti. Naso in linea con gli ottimi syrah toscani, quelli più conosciuti.

Confetture di more e ciliegie nella parata aromatica accompagnate da mirtilli avvolto in tutto da terziari ben evidenti. Al palato tannini decisi ad accompagnare sapidità, acidità e morbidezze in buon equilibrio. Ritorno olfattivo in linea con i nasali. Voto La Quinta della Fivi a Piacenza

Un piccolo assaggio di quella che è stata la FIVI rimandando a specifici articoli momenti di passioni, difficoltà, amore ma anche paure d’inferiorità. Paure che non riescono a dileguarsi nel proporre il diverso. A volte i vignaioli indipendenti si perdono nel meandro avvolgente dei paragoni (siamo meglio di, noi rappresentiamo il vero vino ecc…) quando invece il proporsi, così come sono, rappresenta una diversità importante nella scelta libera del consumatore.

Urano CupistI