In quell’ansa della Mosella

Reil è un piccolo villaggio della Mosella tedesca con viuzze strette, vecchie case a graticcio ben curate nel tempo che nascondono l’oro liquido di una tradizione millenaria.

I cortili e i bei giardini sono momenti di aggregazione per degustare gli splendidi Riesling (oro liquido) frutto di quella coltivazione “eroica” che si ammira tutt’intorno al villaggio lungo le anse del fiume.

Già la Mosella.

Moselle in francese, Musel in lussemburghese, Mosel in tedesco. Diversi nomi a significare altrettanti nazioni che il fiume attraversa.

Dalla fonte nei monti Vosgi in Alsazia (Francia) a Coblenza (Germania) dove confluisce nel grande Reno.

In gran parte navigabile e da sempre ha ricoperto il ruolo di importante via di trasporto. Oggi un po’ meno; ricopre sempre di più una via di comunicazione fluviale turistica.

Insieme ad alcuni amici in giro da quelle parti arrivammo a Reil in un mattino solare di Luglio. Attesi da Tobias Treis, giovane viticoltore, ultimo erede di una tradizione familiare iniziata nel lontano 1684. Non era solo; era in compagnia di Ivan Giovanett, suo amico di studi enologici, titolare di una Weingut in Alto Adige (Castelfeder) e compagno di ventura (con Tobias) nel progetto Sorentberg, proprio qui in Mosella. Ma di questo ne parlerò a seguire in altro articolo.

La determinazione e la celata impazienza di affermarsi nell’élite dei grandi produttori della grande area Mosel-Saar-Ruwer emersero nel suo racconto della lunga storia familiare. Ma soprattutto nello spiegare i terreni, i filari delle sue vigne, lassù dove il confine è il blu del cielo.

“Qui in alto, su questi pendii, dominano i terreni di Ardesia. Nella mia proprietà l’Ardesia blu rappresenta l’80% del totale dei terreni. Quella rossa ne occupa un 5% mentre la grigia il restante 15%. I miei Riesling ne traggono vivacità, leggerezza, eleganza: lo charme di quell’ansa di Reil”.

E’ un fiume in piena Tobias. Ci spiega l’Ardesia: “L’ardesia della Mosella: dalle  viscere della terra. Da un paesaggio vulcanico, formatasi circa 400 milioni di anni fa nella regione dell’Eifel, questa roccia è uno degli elementi caratteristici del terreno vitivinicolo. Con le sue note blu, grigie, raramente rosse per infiltrazioni ferrose e la sua brillantezza  è nota anche per essere una pietra durevole, espressiva, robusta e facile da pulire, qualità già apprezzate dagli antichi Romani.

La Mosella ha donato il proprio nome a questo tipo di ardesia Il suo nome particolare risale già al 1588 e richiama la via di trasporto originaria lungo il fiume, che ieri come oggi è luogo di transito di molte persone e beni”. E poi ci parlò del riverbero del sole per mitigare le fredde temperature e le vallate scavate dal fiume dove i filari trovano riparo dagli impetuosi venti dell’Est.

Come sempre, alla fine, furono i suoi vini a decretare il successo della sua tenacia. Ne riporto gli assaggi più significativi in quella linea tracciata dal padre Theo che esprimono il classicismo dei Riesling tedeschi, entschuldigung Riesling von Mosel.

Riesling Alte reben trocken 2015. Giovane riesling fresco, minerale di facile beva. Eccellente nella sua semplicità.  All’inizio della degustazione ci lasciò capire la linea di produzione. Voto 84/100

Riesling Spatlese Goldlay 2015. Un Riesling più importante con quelle caratteristiche “moselliane” in evidenza. Vivace per la giovane età. Voto 86/100

Riesling Spatlese 2004. Gli anni si sono sentiti. Uno spatlese importante, elegante con lo charme dell’ansa di Reil. Voto 89/100
Riesling Auslese reale Mullay-Hofberg 2003. L’uva matura con tutte le sue nuances in evidenza. Ricco, sontuoso, pieno di sapori e profumi. Voto 89/100
Eiswein Riesling 2001. Ci raccontò Tobias che ci vollero condizioni particolari per fare questo vino di ghiaccio e l’annata 2001 fu una di quelle adatte. A distanza di molti anni  il risultato all’assaggio ha dimostrato una buona acidità, olfatto fruttato, ricco di estratti, al palato molto dolce ma per niente stucchevole risultando equilibrato. Sono quei vini che non meritano il voto ma solo rispetto e deferenza. Chapeau!

L’immagine di quelle vigne calpestate con difficoltà visti i pendii, quel ciottolato di ardesie che sembrano parlare di vini di pietra, i filari ad alberello, la cantina nascosta sotto la casa a contenere l’oro liquido, lo stile familiare improntato alla più austera semplicità, con i vini pensati per durare nel tempo e nessuna concessione all’insistente affermarsi del cosidetto gusto internazionale. Tutto questo è la Weingut Julius Treis da Reil, in un’ansa della Mosella.

Urano Cupisti