Azienda Dell’Aquila il volto della semplicità

L’invito. Uno di quelli che spesso, ahimè, vengono cestinati. Devo dire, con il senno di poi, per ignoranza intesa come scostamento tra la realtà e una percezione errata della stessa.

Invito pervenutomi alla vigilia del Vinitaly edizione 2016 dal Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini Doc Cirò e Melissa.

L’invito alla “scoperta” del padiglione della Regione Calabria e dei suoi Vini dimenticati.

Non nascondo di aver messo la sollecitazione alla visita tra quelle “se mi avanza tempo ci vado”. Poi il caso volle che per raggiungere un padiglione dove ero atteso mi trovai ad attraversare quello della Regione Calabria e iniziarono, dalle pubblicità esposte, i ricordi degli studi fatti e dimenticati troppo in fretta. “Donnici”- Cosenza (vitigni montonico, greco, pecorello), “Pollino” Cosenza (gaglioppo, guarnaccia), “San Vito di Luzzi” Cosenza (malvasia, gaglioppo e nerello cappuccio), “Verbicaro” Cosenza (più o meno gli stessi vitigni), “Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto” Crotone, “Savuto” Catanzaro, “Scavigna” Catanzaro, “Lamezia” Vibo Valentia, “Bivongi” Catanzaro ed infine i più famosi “Greco di Bianco” Reggio Calabria o “Greco di Gerace” dove Bianco sta per il Comune di provenienza. Straordinario vino da meditazione e dessert. Unico difetto o pregio è che la produzione sia davvero limitata.

La Doc con i vigneti collinari che ricopre una delle produzioni tra le più ricche di testimonianze del passato e tra le interessanti dell’intera Regione Calabria è il “Melissa Rosso” da uve gaglioppo, greco nero e bianco, malvasia bianca e tracce di trebbiano toscano.

Ma non c’è dubbio che quando dici vino di Calabria la prima risposta, immediata è Cirò.

Viene prodotto sulle colline intorno alla cittadina omonima di circa 3.000 anime con una Storia antichissima alle spalle legata sempre al Vino. Siamo sul versante ionico calabro, primo approdo da parte degli antichi greci che costruirono a Cirò Marina l’insediamento Cremissa. Basti ricordare che il vino prodotto da quelle parti, il Krimisa, veniva importato in Grecia ed offerto in dono agli atleti delle Olimpiadi.

L’Azienda Dell’Aquila è stata la mia scelta per gli assaggi. Piccola realtà della Doc Cirò è distribuita su circa cinque ettari ad andamento collinare.  Alle spalle una tradizione e una storia vitivinicola che si traduce in passione e “credo”: la qualità del prodotto di territorio.

La sequenza dei vigneti con vitigni autoctoni da cui provengono le uve vinificate separatamente per mantenere quella “reputazione” di eccellenza rivitalizzando la cultura del territorio.

Parlando con i titolari dell’Azienda durante gli assaggi è venuto fuori quel concetto “d’intellettualità del semplice” che contraddistingue i loro vini. Un processo gustativo sempre più complesso e “sfrangiato” che fonda ancor più la solidità sulla qualità media, che non vuole essere punitiva; anzi  rafforzativa della realtà calabra.

Questi gli assaggi:

Cirò Doc  Salvogaro 2014. 100% Gaglioppo. Uve provenienti dal vigneto Russomanno, vinificazione in acciaio. Rubino intenso che lascia morbidezze in abbondanza sulle pareti del calice. Naso fruttato che apre ad una piacevole beva. Palato semplice, vinoso con buon equilibrio e media persistenza. Il Cirò che ti aspetti. Voto 85/100
Cirò Rosso Classico 2013 Gemme. 100% Gaglioppo proveniente dai vigneti di Mortilla situati nel Comune di Cirò Marina. Completamente diverso, un altro vino. Influssi marini più consistenti che riscontri nella sapidità. Anche per questo vino il percorso in cantina è svolto in inox. La differenza la fa il territorio. Rubino intenso, naso floreale maturo e abbondantemente fruttato. Palato con presenza dei tannini e sapidità in equilibrio con i polialcoli. Buona persistenza. Voto 87/100
Cirò Rosso Classico Superiore 2013. Gaglioppo 100% proveniente anch’esso dai vigneti Mortilla. Selezione delle uve per un vino di carattere e struttura. Rubino intenso ruota nel bevante con difficoltà regalando alla vista tutta la sua consistenza. Naso che parte da floreali maturi e si apre sul fruttato rosso tipico meridionale. Al palato buona acidità e presenza di tannini vivi in equilibrio con le morbidezze annunciate dal visivo. Buona persistenza per un vino destinato a durare nel tempo. Voto 88/100
Terre dell’Olimpo. Rosé. Gaglioppo 100%. Proveniente dai vigneti Russomanno posizionati nel Comune di Cirò. Vigneti a cordone speronato (gli altri ad alberello corto) e vinificazione classica del rosè con leggera pressione e affinamento sulle fecce. Il Gaglioppo, anche se pressato dolcemente ha rilasciato il suo marchio cromatico e le nuances al naso. Al palato è gentile, fresco, amabile, coinvolgente adatto al sorso preserale estivo, come aperitivo, per la sua naturalezza espressiva. Voto 87/100

Calabria uno scrigno da riscoprire, Cirò il vino Cult, l’Azienda Dell’Aquila una delle sue semplici interpretazioni, quelle vere.

 

Urano Cupisti