“Un giorno sotto una ficaia promisi a mio nonno Daniele che avrei ristrutturato tutto il Casale e reimpiantato le vigne”…

Andare a Montalcino e trovarsi nel… Montecucco. Succede anche questo a noi “erranti” sulle strade del Vino.

L’occasione è stato l’evento annuale “Benvenuto Brunello”; il ritrovarsi nei pressi di Cinigiano, una scelta logistica ed ospitale da parte di “amici”. Trovarsi proiettati, dopo una giornata intensa di assaggi, in un piccolo ed incantevole Borgo (Borgo Santa Rita) in piena Maremma, nel cuore della Toscana, non è di poco conto.

A due passi dal “centro” della Docg Montecucco, ad un passo dal fiume Orcia. In questo contesto agricolo, bucolico si colloca un’azienda particolare: Casale Pozzuolo. Perché particolare?

Lo capisci conversando con Daniele Galluzzi, un imprenditore grossetano “in altre faccende affaccendato” ma motivato, appassionato e riconoscente alle sue radici contadine. Ė travolgente quando ricorda le cinque generazioni legate a questa terra ed in particolare al mondo del Vino. Nel parlare non smette mai di guardarti negli occhi per capire se lo stai seguendo nei racconti. Non puoi distrarti, è un fiume in piena.

“Un giorno sotto una ficaia promisi a mio nonno Daniele che avrei ristrutturato tutto il Casale e reimpiantato le vigne” .

Ė stata la vendemmia 2003 il nuovo inizio, la nuova era di Casale Pozzuolo.

Oggi la produzione si attesta su 20/25.000 bottiglie annue, tanto quanto può produrre il territorio del Casale senza acquisti di uve da terzi. Suddivise tra Rosso della Porticcia e Riserva di Rosso della Porticcia.

Il vitigno allevato è il Sangiovese di Montecucco, diverso da quel clone di Sangiovese Grosso che vive e vegeta nel confinante territorio senese di Montalcino ovvero, come si dice da queste parti, di là dall’Orcia.

Il Sangiovese è per i toscani, il vitigno autoctono per eccellenza. Ma è anche altrettanto vero che lo troviamo, sotto forma di altri cloni, in diverse Regioni d’Italia affiancandolo al Barbera come vitigno maggiormente diffuso su tutto il territorio nazionale. Infatti lo rintracciamo nei disciplinari del Rosso Piceno Superiore, Montefalco Rosso, Sangiovese di Romagna e persino nei rossi della Campania. Le sue origini si perdono nel Tempo.

Ogni zona ne rivendica la provenienza, la genesi. I romagnoli attribuiscono il nome dalla derivazione di “sanguegiovese” ovvero proveniente dal Monte di Giove nei pressi di Santarcangelo di Romagna, i toscani sono divisi tra “sangiovannese” (San Giovanni Valdarno) e “sangiovannina” (in relazione alla Festa di San Giovanni Battista). Poi a “placare” gli animi delle contrapposte “tifoserie” medievali arrivano recenti studi che affermano:” possiede parentele con vitigni coltivati nel Sud Italia, soprattutto in Campania e Calabria (Palummina Mirabella e Calabrese Montenuovo). Dieci varietà ne costituiscono la “famiglia” ed il Ciliegiolo sembra sia un suo discendente diretto”. Non se ne esce ma una cosa è certa ed assodata: il Sangiovese è il vitigno di riferimento dei “Grandi Rossi Toscani”.

Ritornando al Montecucco e al Montecucco di Casale Pozzuolo, la serata tra amici è stata l’occasione per entrare nel merito dei prodotti aziendali. L’inizio è stato direttamente in cantina con l’assaggio di campioni di botte vendemmie 2012 (voto 4C) e riserva 2011 (voto 4½C) proseguito poi al caldo del caminetto. Quando fuori l’aria è fredda ed il cielo coperto, è confortevole trovarsi al  caldo,  raccolti intorno al tradizionale caminetto in tranquilla compagnia di amici.  Nulla è affascinante quanto il fuoco, magico e potente: possederlo e  dominarlo ha del divino”( Cahos). Se poi aggiungi un calice di vino, anzi una “verticale” di Riserva di Rosso della Porticcia, la serata scivola tra commenti, degustazioni e…ricordi.

  • Rosso della Porticcia Riserva 2010. Sangiovese 100%. Fermentazione naturale senza aggiunta di lieviti e affinamento in botti di rovere. Si presenta nel bevante con il suo manto colore rubino brillante mostrando tutta la sua giovinezza. Al naso un ventaglio di sensazioni che denotano un’ottima complessità. I profumi vanno dalla frutta a bacca rossa alle note speziate e vanigliate. Al palato è equilibrato, elegante ed austero allo stesso momento. Tannini ancora in evoluzione, sapidità che ci ricorda le pendici del Monte Amiata, lunga persistenza con ritorni retro nasali fruttati e speziati. Voto Andare a Montalcino e trovarsi nel… Montecucco
  • Rosso della Porticcia Riserva 2009. Sangiovese 100%. Stesso percorso in cantina del precedente ma con un anno in più di affinamento in bottiglia che lo presenta con un colore con primi accenni di granato, consistenza più marcante. Al naso i profumi maggiormente più evoluti, fini. Al palato maturità raggiunta  con la componente tannica e acida in equilibrio con le morbidezze dei polialcoli. Fa capire l’inizio di una longevità nel tempo. Voto Andare a Montalcino e trovarsi nel… Montecucco
  • Rosso della Porticaia Riserva 2004. Sangiovese 100%. La prima riserva. Denota la “partenza” ovvero l’inizio della nuova avventura. Un vino che negli anni successivi è migliorato con quell’accorgimenti necessari per crescere. Ė prossimo alla decadenza e i primi segnali sono evidenti. Il giudizio è premiante per ciò che ha rappresentato e rappresenta oggi. Voto Andare a Montalcino e trovarsi nel… Montecucco

In tavola il Rosso della Porticcia 2011. Con leggero affinamento in legno si è presentato con il suo rubino vivace. Insomma un vino dall’ottima beva e il giudizio rispetta la sua tipicità. Voto Andare a Montalcino e trovarsi nel… Montecucco.

La compagnia travolgente e vulcanica di Daniele ci accompagna piacevolmente nella notte. L’orologio ci ricorda il “duro lavoro” che ci aspetta al mattino. Già perché le quattro chiacchiere proseguite raccolti intorno al tradizionale caminetto hanno sforato di gran lunga la “mezzanotte”. Si sa che tra amici con in mano un calice di buon vino il tempo si ferma e non s’invecchia.

Urano Cupisti